Blog Tour: Un Intero Attimo di Beatitudine


Benvenuti alla seconda tappa del blog tour dedicato all’uscita del nuovo romanzo di Chiara Parenti, Un intero attimo di beatitudine, pubblicato da DeA Planeta il 26 marzo scorso.

Mentre pensavo a come impostare la mia tappa – Adolescenza e innamoramento nel romanzo – mi è tornato in mente un ricordo.


Anni fa, durante gli anni della triennale, inserii nel mio piano di studi un corso che si chiamava Estetica. Argomento centrale era Freud, e in particolare un’incursione sul significato di “coazione a ripetere” nelle sue opere, ossia una sorta di inconscio piacere nel dolore, che induce gli esseri umani a ripetere – e restare incastrati – in situazioni che già sanno essere dannose per loro.
Durante le lezioni, mi rimase impressa una frase della professoressa che teneva il corso: nel soffermarsi su quanto sia fondamentale chiedere aiuto, disse che Freud stesso era il primo a sostenere che solo laddove l’amore fallisce subentra la psicoterapia. Alla fine del corso, portai con me la consapevolezza che il nucleo centrale dell’intero percorso svolto fosse un elogio del potere salvifico dell’amore, ma anche delle terribili conseguenze che un amore che non è realmente tale può comportare negli individui.

“Ingannevole è il cuore più di ogni cosa” è il titolo di un famoso libro che scioccò chiunque vi si fosse approcciato negli anni 2000, da cui è anche stato tratto un film diretto e interpretato da Asia Argento. Io ho sempre associato questo titolo all’abuso che viene scambiato per amore, sia da parte dei bambini che da parte delle donne vittime di uomini violenti. Ciò che durante l’infanzia scambiamo per amore è anche ciò che andiamo a ricercare nelle relazioni future, e spesso si rimane incastrati in rapporti dannosi proprio per questo motivo: ecco, dunque, come “ingannevole è il cuore più di ogni cosa”.

Se poi si colloca il concetto di innamoramento in una fase particolare della vita come l’adolescenza, il discorso diventa ancora più delicato: in questo momento di transizione tra il mondo infantile e quello adulto numerosi sono infatti i cambiamenti sia a livello somatopsichico che culturale. Questa transizione verso l’età adulta si realizza sempre ereditando le strutture dell’infanzia, e durante questo processo affiorano i punti di forza e di debolezza di queste strutture.

Arianna, la protagonista del romanzo, trascorre l’adolescenza idolatrando la figura paterna, che assume un ruolo spensierato e idealista rispetto alla rigida fermezza della madre, sempre ancorata alla concretezza. Nella sua visione di bambina, la madre era colei che tarpava le ali al suo papà carico di sogni, inducendolo di fatto a non realizzare ciò a cui aspirava e far sì che, in ultima analisi, sparisse dalle loro vite.

Chiara Parenti ci presenta quindi una diciottenne arrabbiata, che chiama sua madre per nome – di fatto rifiutando di riconoscerle il ruolo genitoriale – e cerca in tutti i modi di ritrovare il padre e i suoi ideali. Credendo di non essere stata abbastanza per indurlo a restare, ricerca l’amore in relazioni occasionali con ragazzi che la vedono come un bel corpo e nient’altro, senza scavare a fondo nella sua interiorità.
Quando il suo sguardo incrocia per la prima volta quello di Daniel, in un meraviglioso attimo le sembra che qualcuno la stia guardando dentro piuttosto che limitarsi al suo aspetto fisico.


È come se mi fossi sempre sentita fuori fuoco e questo ragazzo, che mi conosce appena, riuscisse a definirmi con il suo solo sguardo.

È in questo momento che Chiara Parenti introduce un aspetto fondamentale dell’innamoramento in età adolescenziale: una fase di lutto – in cui viene abbandonato il rapporto infantile con “gli oggetti parentali interni" – e una fase di creazione e interiorizzazione di nuovi rapporti.
Attraverso gli occhi di Daniel, Arianna inizia pian piano a percepire l’immensità che ha dentro, e che ha sempre tenuto imbrigliata. Con lui si sente libera di esprimersi e confrontarsi, creando un legame che va al di là del solo aspetto di attrazione fisica.

Ed è proprio l’amore che condurrà i protagonisti al raggiungimento di consapevolezze che erano celate dentro di loro, sia riguardo a chi sono che riguardo alla loro identità come figli. Perché se è vero che questo immenso sentimento ci induce a essere persone migliori, è altrettanto vero che deve farci sentire liberi di essere semplicemente le persone che siamo.


Saprò dirvi nel dettaglio quanto io abbia amato questo romanzo nella recensione che pubblicherò al termine del blog tour.
Se non avete ancora letto la prima tappa la trovate su Libri e altri disastri, mentre nei due giorni a seguire Erika tra le pagine si occuperà dell’intervista all’autrice e Le amiche del tè – Pamy dei cinque motivi per leggere il romanzo. 

Commenti