Recensione: Piuttosto M'Affogherei. Storia Vertiginosa delle Zitelle


Titolo: Piuttosto M'Affogherei. Storia Vertiginosa delle Zitelle
Autore: Valeria Palumbo
Data di pubblicazione: 3 maggio 2018
Genere: Saggio
Editore: Enciclopedia delle Donne

TRAMA

Cita, zita, zitella: una parola antica che indicava la ragazza non maritata, diventata un insulto nell'ambito di una società patriarcale che, per una donna, ha faticato ad accettare destini diversi dal matrimonio. Dalle Amazzoni alle Vestali, da Ipazia a Pulcheria, dalla regina Elisabetta a Cristina di Svezia, da Jane Austen a Virginia Woolf, e con illuminanti incursioni nel mondo del mito, della fiaba e del fumetto - tra Morgana, la Dama del lago, Maga Magò e la Fata turchina - l'autrice ci accompagna, con uno sguardo divertito e spietato, in un vorticoso percorso attraverso la complessa vicenda di chi non ha camminato lungo il binario definito. Spesso per ribellione, a volte per indole o per puro caso. Scrivendo, così, un'altra storia, di passioni, desideri e talenti diversi, che qui andiamo a raccontare.

RECENSIONE

Fare figli: per le culture tradizionali, quasi senza eccezione, il destino naturale di ogni essere umano. Poiché le organizzazioni statali e le grandi religioni monoteistiche hanno cercato in tutti i modi di ottimizzare questa riproduzione secondo modelli di abbinamento tra maschi e femmine, più o meno variabili (il che spiega il poco spazio concesso, purtroppo, alla poliandria), verrebbe da credere che, nel passato, le zitelle costituissero un’esigua quanto emarginata minoranza. Non è così.

In questo saggio preciso e scorrevole la storica delle donne Valeria Palumbo affronta con lucida consapevolezza una tematica attuale oggi, tanto quanto lo fu millenni fa: la scelta di non sposarsi. O meglio, la presa di coscienza di quanto il matrimonio non sia né il fine ultimo della vita di ogni donna, né il mezzo per essere felici o pienamente soddisfatte di sé.

Proprio alle donne che hanno messo in atto questo percorso di vita è dedicato Piuttosto M’affogherei Storia vertiginosa delle zitelle.
Conducendoci in tempi più o meno remoti, con un lavoro di documentazione non indifferente, la Palumbo ci offre talvolta uno sguardo, talvolta una vera e propria analisi approfondita di molte donne che hanno scelto di non percorrere la strada più sicura o quella imposta, affrontando con serenità tutte le conseguenze che ciò comportava per loro.

Il punto di partenza del saggio è la mitologia: l’autrice si sofferma sulle figure che tutti abbiamo sentito nominare, ma di cui probabilmente non conoscevamo alcune caratteristiche basilari. Le Amazzoni, anzitutto; ma anche Circe, che nell’Odissea spicca come donna forte e coraggiosa, che non basa il suo divenire sulle figure maschili; e infine Camilla, la guerriera che Virgilio descrive nell’Eneide, le cui caratteristiche sono state ampiamente riprese per costruire le odierne figure femminili forti di fumetti e fantasy.

Queste figure non subiscono mai il loro destino. Lo scelgono fin dove è possibile, e comunque non perdono mai, anche da madri, la loro caratteristica di parthenos, di vergini, ossia di donne che non hanno bisogno degli uomini.

Si prosegue incontrando ordini religiosi ben delineati come le Vestali nell’Antica Roma, ma anche le famigerate “Streghe”, donne condannate al rogo e ai soprusi per motivi apparentemente legati ad aspetti a metà tra il reale e il metafisico, ma tra le quali figuravano – guarda caso - figure indipendenti che si rifiutavano di legarsi in matrimonio all’uomo di turno.

Non mancano due famose zitelle: Elisabetta I d’Inghilterra, che rifiutò di sposarsi per non creare tensioni al suo regno in un momento storico dilaniato dalle sempre attualissime guerre di religione e Cristina di Svezia, che per essere libera di scegliere il proprio futuro – compresa la volontà di non sposarsi – rinunciò addirittura al trono che aveva ricevuto all’età di soli sei anni.

A seguire, l’autrice ci conduce nel mondo della scienza, concentrandosi su donne del calibro della martire Ipazia e della scienziata Rita Levi Montalcini, per poi attirare l’attenzione su quello letterario, dove spiccano Jane Austen in primis, ma anche Emily Brontë e Louisa May Alcott.


Dettagliato come un saggio deve essere, ma anche scorrevole e avvincente quanto un romanzo, Piuttosto M’Affogherei pone in evidenza come, da sempre, siano esistite donne con la ferrea determinazione di essere artefici del proprio destino, e in quanto tali anche di poter scegliere se – e chi – amare.
E soprattutto delinea in maniera chiara e documentata l’evoluzione e l’uso di un termine che purtroppo, ancora oggi, viene usato per denigrare piuttosto che per descrivere la sacrosanta decisione per una donna – quali che siano le ragioni – di bastare a se stessa.


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