Recensione: Appunti per me stessa di Emilie Pine

 


Titolo: Appunti per me stessa
Autore: Emilie Pine
Titolo originale: Notes to self
Traduzione: Ada Arduini
Data di pubblicazione: 2 febbraio2021
Genere: Al di là di un genere
Editore: Rizzoli
Pagine: 208


TRAMA

Sei confessioni in un’unica voce, la cui gioia liberatoria affiora, in filigrana, dalla trama delle parole. Con questo libro che le è valso il prestigioso Irish Book Award, Emilie Pine scosta il velo dallo specchio, si guarda, e si racconta con la forza di chi ha deciso di indagare se stessa infischiandosene dell’approvazione altrui. Dalle difficoltà relazionali con un padre amato e odiato, all’esperienza cruda dell’infertilità, alla fame imposta al proprio corpo di adolescente, fino al corpo, ancora lui, violato dalla prepotenza degli uomini: in queste pagine non trovate sguardi accomodanti ma parole come frecce imbevute di onestà e fierezza. Scava con foga, Emilie, nei ricordi. E dagli angoli bui della clandestinità emotiva ecco venire alla luce un autoritratto schietto e tagliente, una voce pronta a dettare le sue regole, figlie di una storia personale ma in cui ogni donna potrà riconoscere una caduta, o una vittoria, comunque la stessa, appassionata strada percorsa.


RECENSIONE


Non un'autobiografia, non un memoir. Non una fiction, ma neppure un saggio.
È difficile inquadrare il libro d'esordio di Emilie Pine, vincitore del più prestigioso riconoscimento letterario irlandese, in un genere specifico. Quel che è certo è che la voce dell'autrice è diretta e priva di fronzoli nel narrare, in sei argomenti che potremmo definire confessioni, alcuni degli aspetti salienti (e reali) della sua vita.
"Scrivo per essere finalmente presente nella mia vita", dice l'autrice. E in un flusso di coscienza, non alterato da una prosa arzigogolata, Emilie Pine inizia a scrivere, senza sapere dove questo esercizio di riflessione la condurrà, né quali digressioni farà lungo il cammino.

È molto difficile voler bene a qualcuno che soffre di una dipendenza. Lo è nel concreto, perchè bisogna rimediare ai suoi disastri e gestire gli aspetti della vita che non sa gestire da solo, ma lo è anche in senso più ampio. È come andare a sbattere contro un muro, non soltanto con la testa ma con tutta te stessa. Ti indurisce il cuore.

Nella prima riflessione è il rapporto con suo padre a essere al centro dei ricordi. Un padre dipendente dall'alcol, non anaffettivo ma neppure presente, verso il quale i sentimenti dell'autrice sono ambivalenti: sono troppo diversi o sono troppo uguali per portare avanti un vero rapporto?

E ancora si affronta il concepimento mancato, con tutte le implicazioni psicologiche che questo comporta; e poi la separazione dei suoi genitori quando era molto piccola. E ancora il suo rapporto con le mestruazioni, forse la mia riflessione preferita.

Adesso sono stanca di questo silenzio, di questa segretezza e dell'idea balorda che quando esce da una vagina il sangue sia tabù. Non vale abbastanza, cazzo? Basta fare finta, basta provare imbarazzo, basta tacere. Per quasi tutta la vita, una volta al mese mi sono venute le mestruazioni. Per quasi tutta la vita ho sorriso nonostante la sindrome premestruale, i flussi abbondanti e i crampi. E per quasi tutta la vita sanguinare è stato doloroso, fisicamente ed emotivamente. E quindi per il resto della vita non ho più intenzione di tacere. Ne parlerò, ne scriverò, lo verserò. Il sangue non sarà soltanto il mio inchiostro, ma il mio tema.


Si passa infine al corpo, spesso strumento e non abbastanza specchio di sé, bisognoso di cura.

È femminismo, quello che traspare da queste pagine? Non voglio e non mi interessa entrare nel merito della questione. La mia impressione è stata quella di una donna che ha trovato la forza di mettersi a nudo, esponendo fragilità presenti ma mai accettate e prese di coscienza giunte forse tardi, ma ottenute con sangue e sacrifici.

Denudarsi non riguarda soltanto come siamo fatti fuori, ma è confessare come ci sentiamo dentro avendo visto come siamo fatti fuori.

È una lettura che consiglio a tutti, perché si divora e perché lascia il segno. Ho perso il conto di tutte le cose che ho sempre pensato e mai detto e che ho ritrovato in queste pagine. Magari un giorno le dirò anch'io quando sarà necessario, senza lasciarmi condizionare da quello che la nostra cultura ci trasmette neppure tanto velatamente.

Cinque stelle sono davvero poche, perché Appunti per me stessa è Appunti nei quali ritrovarsi, e per questo motivo avrà un posto d'onore nella mia libreria. Sarà il conforto e il coraggio ai quali ricorrere negli anni a venire.

A PROPOSITO DELL'AUTRICE:
Emilie Pine insegna drammaturgia allo University College di Dublino. Appunti per me stessa è il suo primo libro, con cui nel 2018 si è aggiudicata l’Irish Book Award, il maggiore riconoscimento letterario irlandese.







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