Recensione: Mia inquieta Vanessa di Kate Elizabeth Russell



Titolo
: Mia inquieta Vanessa
Autore: Kate Elizabeth Russell
Titolo originale: My dark Vanessa
Traduzione: Linda Martini
Data di pubblicazione: 25 agosto 2020
Genere: Narrativa
Editore: Mondadori
Pagine: 360


TRAMA

2000. Delusa dalla fine di un'amicizia e alle prese con le prime difficoltà della vita ma ambiziosa e impaziente di diventare adulta, Vanessa Wye ha quindici anni quando affronta il secondo anno di liceo alla prestigiosa Browich School e inizia una travolgente relazione con Jacob Strane, il suo magnetico insegnante di letteratura di quarantadue anni. 
2017. Quasi vent'anni dopo, quando iniziano il movimento #MeToo e l'ondata crescente di accuse verso uomini potenti, arriva infine la resa dei conti. Strane viene accusato di abusi sessuali da un'altra ex allieva, che contatta Vanessa chiedendole di fare lo stesso e denunciare il professore. Vanessa è inorridita, perché è sicura che la relazione che ha avuto con Strane non sia stata un abuso. Era amore. Di questo è certa. Costretta a ripensare il suo passato, a ripercorrere tutto ciò che è accaduto, Vanessa deve ridefinire la storia d'amore mai davvero finita che ha segnato la sua esistenza, e deve affrontare la possibilità di essere una vittima, e solo una delle tante. Si ritrova improvvisamente di fronte a una scelta impossibile: rimanere in silenzio, ferma nella convinzione di avere agito volontariamente quando ha iniziato la relazione da adolescente, o guardare con altri occhi se stessa e gli eventi del suo passato. Ma come può rinnegare il suo primo amore, l'uomo che l'ha trasformata radicalmente ed è stato una presenza costante nella sua vita? È davvero possibile che colui che tanto ha amato da ragazzina e che ha sempre professato di adorare solo lei possa essere così diverso dall'uomo in cui ha sempre creduto? Alternando il presente di Vanessa e il suo passato, la storia affianca memoria, trauma e l'emozione mozzafiato di una adolescente che scopre il potere che può esercitare il proprio corpo.


RECENSIONE


Quando si arriva a quasi trent’anni con la convinzione di aver letto l’orrore in tutte le sue forme, grazie alla fantasia di autori che hanno fatto del thriller e dell’horror il loro pane quotidiano, ecco che arriva un romanzo come Mia inquieta Vanessa a rimescolare tutte le convinzioni che si davano per certe.
In tutta la mia vita da lettrice accanita, a tratti feroce vista la mole di libri che riuscivo a divorare ogni anno, mi è capitato davvero raramente di stare fisicamente male durante la lettura di un romanzo. Forse perché la certezza di stare leggendo opere di fantasia non mi lasciava mai, e quindi riuscivo a mettere da parte i sentimenti provati pur di continuare a macinare pagine e pagine.

Stavolta, ho avuto la mia prima volta. La prima volta in cui, sebbene sia rimasta ammaliata dallo stile di un’autrice, non riuscivo fisicamente a leggere più di un paio di capitoli al giorno. La nausea mi accompagnava durante e dopo la lettura, assieme a un vago dolore allo stomaco. Pur sapendo, come la stessa Kate Elizabeth Russell sottolinea a inizio romanzo, che le vicende narrate non costituiscono un mémoire né tanto meno la trasposizione di eventi reali accaduti a suoi conoscenti, questa storia mi ha segnata in maniera indelebile.

Non so nemmeno come dovrei iniziare a parlarvene, e forse è meglio lasciarvi alle parole della protagonista, Vanessa Wye:

A volte, quando è sopra di me e geme a occhi chiusi, senza curarsi di capire se sono eccitata, o triste, o annoiata, ho l’impressione che quello che vuole davvero sia lasciare parte di sé dentro il mio corpo, il segno del suo possesso, non per ingravidarmi o qualcosa del genere, no, qualcosa di più duraturo. Vuole essere sicuro che lui ci sarà sempre in me, in qualunque circostanza. Vuole ricoprirmi delle sue impronte, imprimerle su ogni muscolo e su ogni osso. 
Ecco che mi affonda dentro, punta le gambe contro il bracciolo del divano e mi mugola nell’orecchio. È strano pensare che ogni volta che ricorderò me stessa a quindici anni, sarà questa l’immagine che mi tornerà in mente.

Vanessa ha quindici anni quando incontra per la prima volta Jacob Strane, professore di letteratura presso la prestigiosa Browick School, nel Maine. Lui ha quarantadue anni. Ed è un pedofilo, inutile girarci attorno. Strane è un predatore sessuale, un manipolatore che ha colto l’animo inquieto di Vanessa e la sua propensione alla solitudine e ne ha fatto un’occasione per dare libero sfogo alla parte più aberrante di sè.

Vanessa è cresciuta sulle sponde isolate di un lago del Maine, coi soli genitori come compagnia quotidiana. Quando li convince a farsi iscrivere all’esclusiva Browick, loro sono titubanti. Perché è ancora piccola e la scuola è distante da casa. Perché forse incoraggiare un allontanamento a questa età è prematuro. Ma Vanessa è convinta della sua scelta e instaura subito un bel legame con la sua compagna di stanza. Salvo poi ritrovarsi completamente sola quando quest’ultima si allontana dopo aver trovato un ragazzo. 

È in questo esatto momento che Strane si insinua nella sua vita. Fa leva sulla passione della ragazza per la lettura e la poesia e la incoraggia a mostrarle i suoi lavori. Paragona i suoi capelli rossi alle foglie d’acero, le suggerisce testi come Lolita, le poggia casualmente la mano su un ginocchio mentre discutono di un compito. E Vanessa, che guardandolo vede un uomo gigantesco di oltre un metro e novanta, con la pancia flaccida e sporgente e gli occhiali dalla montatura antiquata, oscilla tra la repulsione e l’ebbrezza che le dà il sentirsi importante, ammirata e unica. Perché Strane la idolatra, la eleva al di sopra dei suoi compagni, le confida di poter parlare con lei di argomenti che persino i colleghi faticano a comprendere. E in Vanessa pian piano la solitudine inizia a sfumare in bisogno, i complimenti le danno assuefazione, la convinzione di avere lei il potere assoluto mette radici profonde. Strane ha quasi trent’anni più di lei, è il suo professore, però non fa che ripeterle che è lei a tenere le redini della loro relazione, che lei ha in mano tutto ciò che potrebbe annientarlo per sempre, distruggendogli la vita e la carriera. 
E così, un mese dopo l’altro, è la vita di Vanessa a uscirne in milioni di pezzi. Un pezzettino è composto da un pigiamino con le fragole stampate sopra, un pezzettino dalla parola “papino” pronunciata per far godere il suo professore, un pezzettino dallo stupro camuffato dal fare l’amore. 

Le parti che Vanessa smarrisce nel corso della sua adolescenza non sono ancora tornate a posto nel 2017, quando ormai è una donna di trentadue anni. È allora che viene contattata da una ragazza che le chiede supporto nel denunciare gli abusi subiti da Strane. Vanessa rimane scioccata: ciò che le è accaduto è stato un abuso? Lei, negli anni, si è trascinata dietro ricordi travestiti da amore. Anni in cui non ha mai cessato i contatti con Strane, neppure quando tutto le si è ritorto contro. Anni in cui non l’ha mai tradito.


Lui mi ha permesso di vedere me stessa in un modo che sarebbe stato impossibile a un mio coetaneo. Nessuno mi convincerà mai che mi sarebbe andata meglio se avessi fatto come le altre ragazze, lavori di bocca e di mano, fatiche interminabili per poi farmi la nomea di troia ed essere gettata via. Almeno Strane mi amava. Almeno ho saputo cosa si prova a essere venerata.

La narrazione è affidata a Vanessa e avviene su due piani temporali: il 2000, anno in cui giunse alla Browick School e conobbe Strane e il 2017, anno in cui, sulla scia del movimento #metoo, inizia a prendere coscienza di quello che è realmente avvenuto durante la sua adolescenza. 

Non posso consigliarvi questo romanzo, perché io per prima ho fatto fatica a terminarlo. Non è una storia per tutti, anche se sarebbe bene che tutti la leggessero. Quel che è certo è che un romanzo d’esordio così non si dimentica.


A PROPOSITO DELL'AUTRICE:
Kate Elizabeth Russell è nata e cresciuta nel Maine. Ha conseguito un Master of Fine Arts presso l’Università dell’Indiana e un PhD presso l’Università del Kansas.





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