Recensione: Volevo solo averti accanto di Ronald H. Balson


Titolo: Volevo solo averti accanto
Autore: Ronald H. Balson
Titolo originale: Once we were brothers
Traduzione: Lucia Ferrantini
Data di pubblicazione: 2 gennaio 2014
Genere: Narrativa
Editore: Garzanti
Pagine: 405




TRAMA


È la sera della prima al grande teatro dell’Opera di Chicago. All’improvviso, tra la folla, un uomo punta una pistola alla testa di Elliot Rosenzweig, il più ricco mecenate della città. La voce trema per la rabbia quando lo accusa di essere Otto Piatek, il Macellaio di Zamo´s´c, feroce criminale nazista. Ma nessuno sparo riecheggia nel sontuoso atrio: Ben Solomon, un ebreo scampato ai campi di sterminio, viene atterrato dalla sicurezza e trascinato in prigione. Nessuno crede alle sue accuse. Nessuno tranne Catherine Lockhart, una giovane avvocatessa che conosce l’Olocausto solo dai libri di scuola ma è disposta ad ascoltare la storia di Ben. Una storia che la porta a un freddo inverno nella Polonia degli anni Trenta, a un bambino tedesco tremante che viene accolto e curato come un figlio nella ricca casa della famiglia Solomon. Ma anche agli occhi ambrati di una ragazza coraggiosa e a una storia di amore, amicizia e gelosia che affonda le radici del suo segreto in un tragico passato. Difendere Ben Solomon sembra impossibile: per tutti, Rosenzweig è un sopravvissuto di Auschwitz, un filantropo potente e rispettato. Catherine però non vuole arrendersi, deve trovare la verità. Perché nessuno, in questa storia, è quello che sembra.

RECENSIONE


Arrivo sempre un po’ in ritardo quando si tratta di casi editoriali, ma alla fine – spesso – arrivo.
È il caso anche di Volevo solo averti accanto, portato in Italia da Garzanti nel gennaio 2014. E pensare che l’autore, un avvocato appassionato di scrittura, l’anno prima era solo felice di aver portato a termine il suo primo libro, decidendo addirittura di stamparlo in proprio. Invece la storia di due fratelli separati dalla guerra e da motivi economici camuffati da razzismo diventarono un caso editoriale in tutto il mondo.

Devo fare però un appunto prima di parlarvi del romanzo: in questo caso specifico il mio ritardo nel leggerlo non è stato causato dalla diffidenza iniziale verso i casi editoriali, bensì dalla cover e dal titolo scelti dalla casa editrice. A mio avviso, sono totalmente fuorvianti. Vi riporto di seguito la copertina americana con tanto di titolo originale, certa che capirete cosa intendo se avete già letto il libro, ma anche se leggerete semplicemente la mia recensione.


2004, Chicago. La sera della prima al teatro dell’Opera un anziano punta una pistola alla testa di Elliot Rosenzweig, ricchissimo filantropo famoso in tutta la città e sopravvissuto ad Auschwitz, accusandolo di essere in realtà Otto Piatek, un feroce criminale nazista soprannominato il Macellaio di Zamość.
L’anziano signore è Ben Solomon, ebreo sopravvissuto anch’egli alla follia nazista nei campi di concentramento. Nessuno crede alle sue accuse e Ben viene arrestato. Come può un cittadino distinto come Rosenzweig, che si è dedicato anima e corpo al sostenimento di moltissime opere buone per la città, essere un criminale di guerra?

Catherine Lockhart, giovane avvocatessa promettente, conosce la tragica pagina della storia dell’umanità che fu l’Olocausto solo per averlo studiato a scuola. Eppure quell’anziano signore, che a volte sembra parlare con fantasmi che solo lui riesce a vedere, non avrebbe alcun motivo per rischiare gli anni che gli rimangono da vivere dietro le sbarre, accusando ingiustamente quello che sembra un onesto cittadino. Lei decide di dargli una chance di raccontare la sua storia, prima di decidere se credergli o meno.

1933, Zamość, Polonia. Ben Solomon ha dodici anni quando incontra per la prima volta un ragazzino sporco e magrissimo, Otto Piatek. La sua famiglia aiutava le persone in difficoltà e una fredda sera invernale qualcuno bussa alla loro porta. Il padre di Otto, senza un soldo e molti vizi poco salutari, chiede al padre di Ben di badare a suo figlio, che non riusciva più a mantenere. Otto viene accolto a braccia aperte nella famiglia di Ben: diventa per lui un fratello e per i suoi genitori un figlio.

Ma con l’avanzare del governo di Hitler e della sua brama di potere che riuscì a slatentizzare la follia celata in molti suoi generali, le cose in Polonia cominciano a diventare complicate per gli ebrei, persino nel piccolo paesino dove vivono Ben e la sua famiglia.
E quando viene il momento per Otto di decidere da che parte stare, sceglie di entrare nelle grazie tedesche. In un primo momento, per avere maggior potere nel proteggere e tutelare la sua famiglia e gli ebrei in generale. Eppure, come numerosi studi di psicologia sociale hanno dimostrato negli anni a venire, non è così assurdo capire la dinamica con la quale il potere, e soprattutto la diffusione di responsabilità per le azioni che si commettono, riesca a contagiare le persone, facendo venire alla luce la psicopatia già presente in alcuni individui e portando gli altri a eseguire semplicemente degli ordini.

Davanti a Catherine, Ben racconta tutta la sua storia e anche quella delle persone che facevano parte della sua vita. Grazie alla sua ricostruzione dei fatti, quello che emerge è anche uno spaccato di storia dell’epoca, che ogni volta non manca di far rabbrividire e sottolineare l’importanza di prevenire atti del genere, perché nelle medesime condizioni (ossia sotto l’egida del dio denaro) la storia si ripeterebbe eccome. E si è già ripetuta più volte, con la differenza che nel mondo in cui viviamo, dove ci sono vite umane di serie A e vite umane di serie B e C, l’orrore viene considerato con pesi e misure diverse.
Quindi grazie al cielo quando a diffondersi in maniera capillare sono romanzi in grado di riportare alla luce – e alla memoria – quello che noi esseri umani siamo in grado di fare semplicemente se un organo di potere ci legittima a farlo.

Non aggiungo altro sullo sviluppo della storia, perché è giusto che sia il lettore a mettere insieme i tasselli. E provare magari a immedesimarsi nell’avvocato Lockhart, che ha sulle sue spalle non solo il peso della decisione di rappresentare o meno Ben in tribunale, ma anche quello di vedersi distruggere l’intera carriera e credibilità nel caso di un errore di valutazione ai danni di un mecenate che coi suoi soldi ha oleato le maggiori istituzioni di Chicago.

Capite adesso la mia indignazione per la cover e la traduzione italiana del titolo di questo romanzo? Per me che sono sempre propensa a leggere storie che attingono a fatti reali, questo libro così confezionato non mi avrebbe indotta a fermarmi in libreria per prenderlo tra le mani. Meno male che esiste il passaparola in questi casi, e i consigli delle amiche.


A PROPOSITO DELL'AUTORE:
Ronald H. Balson, avvocato e docente universitario a Chicago, è l’autore del bestseller Volevo solo averti accanto, Premio Selezione Bancarella 2014.





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