Three reasons why: Quelli che meritano di essere uccisi di Peter Swanson


Titolo: Quelli che meritano di essere uccisi
Autore: Peter Swanson
Titolo originale: The kind worth killing
Traduzione: Letizia Sacchini
Data di pubblicazione: 6 giugno 2017
Genere: Thriller 
Editore: Einaudi
Pagine: 344


TRAMA

Ted Severson ha una vita dorata: è giovane e ricco, proprietario di una società di consulenza plurimilionaria, sposato con una donna capace di fare girare la testa a ogni uomo che incontra. E, soprattutto, è follemente innamorato. Quando però scopre che la moglie lo tradisce secondo il piú banale dei cliché, il suo mondo perfetto va in frantumi. L’unica a raccogliere il suo segreto è Lily, eterea sconosciuta seduta accanto a lui su un volo di ritorno dall’Inghilterra. A lei, che custodisce un passato denso di misteri, Ted racconta quello che non osa confessare neppure a sé stesso. È vero che l’omicidio potrebbe non essere la piú bruciante delle colpe? È vero che alcuni di noi meritano semplicemente di essere uccisi? A poco a poco, Lily trascina Ted in una spirale alimentata in parti uguali dal desiderio e dalla sete di vendetta, nel cuore di una storia capace di rovesciare tutte le nostre certezze.


 Onestamente, non credo che l’omicidio sia così brutto come lo dipingono. Tutti dobbiamo morire. Cosa cambia se un paio di mele marce cadono dal ramo un po’ prima di quanto Dio avesse previsto? E tua moglie ha proprio l’aria di una che meriterebbe di essere ammazzata.

Quante volte vi è capitato di dire – o pensare – di uccidere una persona? 

Non credo sia un evento così raro se lo si considera nella contingenza di un tradimento, un rifiuto, un’umiliazione, un licenziamento in tronco, un’ingiustizia, un abuso.

Ted Severson è un giovane plurimilionario che scopre di essere tradito dalla bellissima e sensuale moglie. Mentre attende un volo in ritardo, in aeroporto incontra una donna che ascolta la sua storia e sembra comprenderlo. Ed è proprio lei, Lily, che riesce a dare voce al pensiero che lui non voleva neppure ammettere di aver formulato: uccidere sua moglie, evitare che un semplice divorzio le faccia ottenere la metà di un patrimonio che non le spetta.  
È questo l’incipit del thriller di Peter Swanson, pubblicato da Einaudi ormai qualche anno fa.

Di seguito, i tre motivi per cui vi consiglio questo romanzo tutto al femminile.

1. «Perché togliere la vita a una persona doveva essere un atto così terribile? Il pianeta pullulava ogni giorno di nuove vite, e tutti i suoi abitanti prima o poi sarebbero morti. Alcuni in modo lento e straziante, altri in una frazione di secondo. L’unica ragione per considerare l’omicidio una colpa abominevole erano le persone che il defunto lasciava sulla terra. I suoi cari. Ma cosa succedeva se non ce n’erano?» 

Il primo motivo per cui ve lo consiglio è inerente a una questione che il romanzo pone: è davvero così atroce uccidere una persona che comunque, per natura, è destinata a morire? Molto spesso quello che frena dall’intento di uccidere è il timore delle conseguenze: gli anni di carcere, l’ergastolo, la pena di morte laddove è prevista. E ancora il parere di famiglia e amici, l’opinione pubblica, la desiderabilità sociale mandata in fumo. Ma se la persona che si vuole uccidere non ha alcun familiare e nessun amico stretto? Se, concretamente, esiste la possibilità di farla franca?

2. «Dal giorno dell’omicidio avevo aspettato due cose. Di essere beccata e di sentirmi in colpa. Non era accaduta nessuna delle due, e ora mi reputavo quasi al sicuro.»

Il secondo motivo per leggere il romanzo è relativo alla riflessione sul senso di colpa generato da un atto efferato come l’omicidio. La psicopatologia ci insegna che gli psicopatici e le persone affette da disturbo antisociale di personalità non provano senso di colpa. Eppure gli omicidi non vengono commessi solo nell’ambito della malattia mentale. E quindi una persona “sana di mente” che commette o pensa concretamente di commettere un omicidio come scende a patti col senso di colpa?

3. «Ci guardavamo negli occhi senza bisogno di parlare. Capivamo entrambe che la sopravvivenza era un valore in sé. Il significato stesso della vita. E che uccidere, per molti versi, era l’espressione suprema della volontà di vivere.»

Il terzo motivo riguarda un altro dilemma morale importante: l’omicidio è davvero un atto così ignobile se commesso per salvarsi? E non mi sto riferendo solo alla legittima difesa: qui per salvezza intendo porre fine a una sofferenza psichica, evitare un abuso, punire chi ci ha messo in ginocchio. Sopravvivere a un trauma o a un’ingiustizia uccidendo chi ne è la causa è giusto o sbagliato?

Come avrete ormai capito, gli aspetti che più ho apprezzato del romanzo – e che mi inducono a consigliarvelo – sono proprio relativi alle numerose questioni che pone. È sempre molto piacevole leggere un thriller che ti tiene incollato alle pagine non solo per l’incedere della trama e per i colpi di scena, ma anche perché ti mette nella condizione di chiederti cosa avresti fatto tu al posto di un determinato personaggio. E Quelli che meritano di essere uccisi rientra esattamente in questa categoria di romanzi.

Un’ultima precisazione, prima di lasciarvi: se durante la lettura delle mie riflessioni sul romanzo vi è subentrato il sospetto di uno spoiler, vi assicuro che si tratta esclusivamente di un sospetto. Non ho rivelato alcun particolare che possa impedirvi di lasciarvi sorprendere dai colpi di scena e godervi quindi la lettura di un ottimo thriller.


A PROPOSITO DELL'AUTORE:
Peter Swanson ha pubblicato racconti e poesie in varie riviste. Vive a Somerville, Massachusetts. Per Einaudi ha pubblicato Il lungo inganno (2015), Quelli che meritano di essere uccisi (2017 e 2018), da cui sarà presto tratto un film diretto da Agnieszka Holland, Senti la sua paura (2018 e 2019) e Una perfetta bugia (2019).

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