Recensione: Nàccheras di Ilenia Zedda


Titolo: Nàccheras
Autore: Ilenia Zedda
Data di pubblicazione: 7 aprile 2020
Genere: Narrativa 
Editore: DeA Planeta
Pagine: 240


TRAMA


Cala dei Mori è un posto speciale. Sul fondo del mare, raggiungibili soltanto con una lunga apnea, enormi conchiglie custodiscono un dono: è il bisso, la seta color oro che ha vestito i grandi re dell’antichità, e che oggi una sola donna al mondo è in grado di raccogliere e di tessere. Quella donna è il Maestro – ma molti, avendone paura, preferiscono chiamarla “strega” – e sta insegnando i suoi segreti alla nipote Caterina che, a dispetto dei suoi tredici anni e di un corpo che sta per sbocciare, ogni giorno al calar del sole si tuffa nella Cala e insegue la perfezione spirituale che quel compito richiede. Sa di non essere ancora pronta, ma sa anche di avere il mare nell’anima e nel destino. Nascosto dietro gli scogli, Francesco la osserva e la ama a modo suo, in silenzio, ammirando la grazia dei suoi gesti. È uno scapestrato, Francesco, appartiene a un popolo di minatori, devoto alla terra, nero di carbone, testardo come la roccia e come il dolore che si agita nel suo sangue. Forse è per questo che non è mai riuscito a rivolgerle neanche una parola? Ma soprattutto, come si diventa qualcosa di diverso da ciò che tutti si aspettano? Ambientato in una Sardegna arcaica, suggestiva e piena di mistero, questo romanzo è spinto da una magia implacabile e ritmica come un’onda increspata dal maestrale. E sa raccontare con delicatezza un’età di incontri imprevisti, di responsabilità indesiderate, di scelte che possono determinare una vita intera.


RECENSIONE


La gente che insegue il mare ci ritorna sempre.

Preparatevi a sentire il sapore dell’acqua salata sulla lingua.
Preparatevi a lasciarvi investire dal maestrale, che in tarda sera asciuga sulla vostra pelle il sudore accumulato nella calura estiva.
Preparatevi ad annusare la salsedine e a strofinare le mani sul volto, per togliere i residui di sale che vi sono rimasti attaccati dopo una nuotata.
Preparatevi ad ascoltare e assaporare il suono di parole che forse, come me, non avete mai sentito. Preparatevi a passeggiare tra le strade di un paesino sospeso nel tempo, dove con due passi siete in casa vostra e con cinque passi nella piazzetta che accoglie gli anziani seduti sulle panchine, ben felici di dare un consiglio o ricordare un evento passato (e sì, anche di spettegolare).
Siete pronti?

Allora tuffiamoci assieme e proviamo a resistere quanto più possibile sott’acqua, in apnea. Certo, in pochi saremo in grado di eguagliare i tempi di Caterina, la protagonista del romanzo. Lei ogni giorno si reca alla Cala dei Mori, una spiaggetta isolata dove all’imbrunire si lascia trasportare dal richiamo del mare. Lì spera di capire chi sia veramente e se sia davvero il suo destino quello di diventare come sua nonna, Su Maistu. Quest’ultima è l’unica nel paese in grado di estrarre il bisso dalle nacchere di mare, una sorta di enormi cozze che si ancorano al fondale con dei filamenti dai colori cangianti. Ed è anche la sola in grado di lavorare e tessere questi filamenti, chiamati seta marina per via della loro bellezza e unicità. Sua nonna appare strana agli occhi della gente del posto, tant’è che alcuni la definiscono “strega”. Ma Caterina sa che colei che la sta crescendo è solo una donna che accoglie la bellezza della vita a piene mani, attingendola dalla fonte indispensabile all’isola e al pianeta intero: l’acqua. Lei spera di riuscire a gestirlo questo impeto che sente dentro, perché a volte le sembra più grande di lei, a volte le sembra un peso, a volte le sembra l’unico desiderio a cui anelare.

Francesco la osserva da giorni, nascosto in modo da non farsi notare. È incantato dai suoi lunghi capelli selvaggi, che sembrano volerla proteggere o spingere verso la vita, a seconda delle folate di vento. Quel giovane corpo che è ancora indeciso se conservare tracce di fanciullezza o accogliere pienamente la giovinezza si piega per poggiare sulla spiaggia l’asciugamano, si spoglia rimanendo con un costume troppo piccolo e poi via, si lancia verso il suo elemento di appartenenza.
Un’estate intera fa da sfondo al suo amore che sboccia per Caterina, e in quei giorni di invisibilità voluta impara le sue abitudini, le sue reazioni, i suoi mutamenti.
Ma Francesco non si avvicina, perché quella compagna di scuola che ha iniziato a notare veramente solo quando la scuola è finita le sembra inarrivabile. Lui appartiene alla terra, lei al mare. Lui è senza mezzi, con un padre la cui mancanza avverte più per dovere che per reale bisogno, e una madre ancora giovane che cerca il modo di fargli capire che la vita non si ferma e prima che tu te ne renda conto ti è sfuggita di mano. Per cui bisogna afferrarla, scuoterla e lasciarsi scuotere, affrontare delle scelte e le loro conseguenze, perché questo significa crescere e andare avanti.

Avrebbe voluto urlare al mondo che era innamorato, che nulla l’aveva cambiato come aveva fatto il sentimento per lei, che se stava diventando òmini era solo ed esclusivamente grazie ai suoi capelli sempre più lunghi.

Nàccheras è un romanzo d’esordio che ha dalla sua un bisogno dell’autrice di tornare alle origini. Questo aspetto lo rende una storia che si vive capitolo dopo capitolo e rimane addosso come il ricordo di un caldo estivo particolarmente intenso: anche una volta che il sudore si è asciugato e le foglie degli alberi iniziano a ingiallirsi quella sensazione rimane lì, in attesa di essere vissuta nuovamente l'estate successiva.

È così che ho sempre mantenuto il legame col mio luogo di origine, un paese affacciato sul Mar Tirreno, in Calabria. Ha il sapore di un caldo insopportabile che non vedi l’ora di scrollarti di dosso e quello di un tuffo nell’acqua a confronto freddissima, che ti rigenera e ti fa credere che sì, tutto sommato il sudore appiccicato alla pelle è benvenuto se lo si può lavare via con le onde del mare.

Non sono ancora stata in Sardegna, ma i romanzi come quello di Ilenia Zedda hanno la capacità di farti respirare nei luoghi di cui narrano, dandoti la vivida sensazione di averli vissuti. Quando andrò per la prima volta su quest’isola che mi è arrivata in tutta la sua bellezza ferma nel tempo, attraverso luoghi vissuti dalla gente del posto e non ancora dalla valanga turistica, avrò quasi un senso di deja-vù: ed è allora che ricorderò le pagine di Nàccheras, che mi sono state vicine in un momento in cui l’aria inspirata a pieni polmoni dalla finestra di casa già mi sembrava la benedizione più grande che potessi ricevere.


A PROPOSITO DELL'AUTRICE:
Ilenia Zedda è nata in provincia di Sassari nel 1990 e lavora come copywriter a Torino, dove ha frequentato la Scuola Holden. Nàccheras è il suo primo romanzo.



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