Recensione: Danzando sull'orlo dell'abisso di Grégoire Delacourt


Titolo: Danzando sull'orlo dell'abisso
Titolo originale: Danser au bord de l'abîme
Autore: Grégoire Delacourt
Traduzione: Tania Spagnoli
Data di pubblicazione: 3 settembre 2019
Genere: Narrativa 
Editore: DeA Planeta
Pagine: 205


TRAMA

Che cosa rischi quando decidi di rischiare tutto?

Emma, quarant’anni, felicemente sposata, tre figli, incontra lo sguardo di uno sconosciuto nella brasserie della cittadina in cui vive. E in un istante, capisce. Capisce che per quell’uomo è disposta a rischiare ogni cosa. Il matrimonio. La sicurezza. La serenità di coloro che ama più di se stessa. Quando lui dimostra di ricambiarla, Emma chiude gli occhi, spalanca il cuore e fa il grande salto. Danzando sull’orlo dell’abisso è il racconto di quel salto. Di cosa accade quando l’amore, la consuetudine, le fondamenta stesse di un’esistenza, vacillano sull’orlo di un abisso che tutto promette e tutto minaccia di inghiottire. Con precisione chirurgica e straordinaria sensibilità poetica, Grégoire Delacourt mette in scena la vertigine del desiderio, le conseguenze della libertà e l’intensità del momento in cui capisci che “il presente è l’unica eternità possibile.”


RECENSIONE


Credo che si barcolli d’amore per via di un vuoto interiore. Uno spazio impercettibile. Un appetito mai appagato.

Labbra sensuali che vengono ripulite con un tovagliolo. È ora di pranzo in una tranquilla brasserie francese. Emma sta pranzando lì nella pausa dal lavoro, come le capita spesso di fare. Ma quel giorno, quel fatidico giorno, i suoi occhi vedono per la prima volta Alexandre: cinquant’anni circa, un accenno di pancetta, un fascino inconsapevole. E poi quella bocca, quelle labbra colte nel momento di essere ripulite: per Emma è l’inizio della fine.

Un marito, tre figli, una vita tutto sommato felice. Ma il desiderio, quella forza incontrastabile che sente sorgere dentro di lei, non può ignorarlo. Per questo decide di tornare tutti i giorni alla brasserie, sperando che lui ci sia. E lui c’è: all’inizio con i colleghi di lavoro, poi da solo. Perché anche Alexandre si è accorto di lei e le loro pause pranzo scorrono tra milioni di brividi che si propagano solo attraverso gli occhi. Si guardano e basta, per giorni e giorni.
E, tornando a casa dalle rispettive famiglie, continuano a indugiare con la mente nel pensiero dell’altro. Anche Alexandre è sposato e anche lui vede in Emma ciò che vuole e che ora gli manca.

Può una sola conversazione indurre un uomo e una donna a lasciare il proprio coniuge e, nel caso di Emma, i propri figli? Come fa una madre a spiegare loro che li abbandona, che sceglie di fuggire via con un uomo appena conosciuto? E soprattutto, come può parlare di amore ai suoi ragazzi se per amore esce dalle loro vite?

Gli dico che me ne vado per amore. E finalmente le sue lacrime sgorgano libere.
Se fosse stato più grande, mi avrebbe risposto che non era vero, che non si va via per amore, ma che, al contrario, per amore si resta.
E io avrei sentito cedere le gambe.

Questo romanzo non è ciò che sembra. È bene che lo sappiate, perché la trama riesce a trarre in inganno. Mi aspettavo la storia di un tradimento, ma Delacourt non si limita a questo. Le sue pagine sono un susseguirsi di riflessioni, con i discorsi diretti che si mescolano agli indiretti, generando anche nel lettore la confusione che alberga nel cuore della protagonista.

L’autore è stato in grado di esporre egregiamente il punto di vista femminile della protagonista e di scandagliarne l’animo e le esigenze con una sensibilità e una schiettezza invidiabili. Emma non è un femminile da santificare, né una donna da condannare: è una persona coinvolta in un rapporto di coppia che si innamora di un altro uomo. E, come spesso accade in questi casi, non c’è una vittima pura e un carnefice puro: quando una relazione si sfalda le piccole crepe che hanno portato alla rottura sono state generate da entrambe le parti, consapevolmente o meno.

La regola aurea per chi assiste da fuori a una situazione di questo tipo è sempre una: non condannare, non puntare il dito. E vale anche nel caso della storia narrata da Grégoire Delacourt: ridurre questo romanzo alla storia di un tradimento è irrispettoso nei confronti di una prosa e una narrazione che incantano, commuovono, rapiscono.

Danzando sull’orlo dell’abisso non è il libro che mi aspettavo di leggere. E sono dannatamente felice che sia andata così.

A PROPOSITO DELL'AUTORE:
Grégoire Delacourt è pubblicitario e autore di numerosi racconti e romanzi, tutti pubblicati in Francia da JC Lattès. Il suo maggior successo, Le cose che non ho, ha superato il milione di copie vendute nel mondo ed è diventato un caso letterario internazionale.



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