The Chain di Adrian McKinty


Titolo: The Chain
Autore: Adrian McKinty
Traduzione: Alberto Pezzotta
Data di pubblicazione:  29 agosto 2019
Genere: Thriller
Editore: Longanesi
Pagine: 352


TRAMA


"Mi chiamo Rachel Klein e fino a pochi minuti fa ero una madre qualunque, una donna qualunque. Ma adesso sono una vittima. Una criminale. Una rapitrice. È bastato un attimo: una telefonata, un numero occultato, poche parole. Abbiamo rapito tua figlia Kylie. Segui le istruzioni. E non spezzare la Catena, oppure tua figlia morirà. La voce di questa donna che non conosco mi dice che Kylie è sulla sua macchina, legata e imbavagliata, e per riaverla non sarà sufficiente pagare un riscatto. Non è così che funziona la Catena. Devo anche trovare un altro bambino da rapire. Come ha fatto lei, la donna con cui sto parlando: una madre disperata, come me. Ha rapito Kylie per salvare suo figlio. E se io non obbedisco agli ordini, suo figlio morirà. Ho solo ventiquattro ore di tempo per fare l'impensabile. Per fare a qualcun altro ciò che è stato fatto a me: togliermi il bene più prezioso, farmi precipitare in un abisso di angoscia, un labirinto di terrore da cui uscirò soltanto compiendo qualcosa di efferato. Io non sono così, non ho mai fatto niente di male nella mia vita. Ma non ho scelta. Se voglio salvare Kylie, devo perdere me stessa...".


RECENSIONE


La catena è un metodo disumano per sfruttare la più umana delle emozioni: la capacità di amare. Non funzionerebbe in un mondo privo di amore, per i figli, tra fratelli, tra innamorati.

La terribile Catena di cui l’autore offre una prova ansiogena e disumana nel libro è ispirata a una pratica realmente esistente in Messico: quando viene effettuato un rapimento, un membro della famiglia può offrirsi in ostaggio in cambio del rilascio di qualcuno di più vulnerabile.

La Catena è senza dubbio l’elemento che fornisce originalità a questo romanzo tanto pubblicizzato e tanto atteso. Dalla Catena e per la Catena tutto ha inizio e tutto viene compiuto.

Rachel è una giovane madre single, poiché il suo ex marito ha deciso di lasciarla – tra l’altro in un periodo in cui era molto vulnerabile – per una donna più giovane di lei. Ha sempre svolto ogni tipo di lavoro per pagare gli studi del suo ex e mantenere la sua bambina Kylie, ma ora finalmente sembra profilarsi l’inizio di un nuovo lavoro nel quale mettere a frutto i suoi studi. Ha sconfitto il cancro al seno già una volta, sottoponendosi a interventi e sedute di chemioterapia che la lasciavano distrutta e sofferente. È una donna che non si arrende insomma, capace di gestire gli stress della vita: queste caratteristiche, apparentemente notevoli pregi, si riveleranno invece la sua condanna.

Perché una mattina Rachel riceve una telefonata. Sua figlia Kylie è stata rapita e, se vuole rivederla viva, deve eseguire per filo e per segno delle istruzioni: non chiamare la polizia né i federali; pagare un riscatto di 25.000 dollari; individuare un giusto bambino da rapire a sua volta; tenere il bambino prigioniero fino a quando i suoi genitori non faranno ciò che ha fatto anche lei. Se trasgredisce, sua figlia muore; se interrompe la catena, lei e sua figlia moriranno.

La prima parte del romanzo è una corsa contro il tempo: a scandire i capitoli sono i minuti e le ore che scorrono. Viviamo appieno il dilemma interiore di una donna che non vuole trasformarsi in un essere abietto che rapisce un bambino e la presa di coscienza che si è disposti a fare qualunque cosa per chi si ama. In fondo, è proprio su questo che fa leva il meccanismo della Catena.

Non puoi dire di sapere che cos’è la paura finchè qualcuno non minaccia tuo figlio. La morte non è la cosa peggiore che ti possa capitare. La cosa peggiore è quello che può succedere a tuo figlio. 

Nella seconda parte del romanzo si passa a un ritmo totalmente diverso. La componente ansiogena per me è del tutto scomparsa e la storia ha subito un notevole rallentamento. Nonostante l’azione vera e propria sia infatti concentrata in questa seconda parte, per me la pressione psicologica della prima parte è stata molto più serrata e devastante.

The Chain è un romanzo che ha saputo sfruttare un elemento di novità e il giusto carico psicologico di un genitore a cui viene rapito un figlio e si vede costretto a infliggere lo stesso tormento a un altro genitore, ma non è stato in grado di fornire adeguatamente le motivazioni che hanno condotto alla nascita della Catena. Tutta la parte relativa a come si sia originata, quando e perché è stata poco approfondita, tranciando così di netto una grossa fetta del potenziale che questa storia possedeva.

Uno dei particolari più inquietanti? La facilità con la quale postare tutta la propria vita e le proprie abitudini sui social network possa diventare un’arma a doppio taglio per il genere umano.
Notevole è il richiamo a 1984 di Orwell:

George Orwell si sbagliava, pensa. Nel futuro non sarà lo Stato a schedare tutti esercitando una sorveglianza pervasiva; saremo noi stessi. Faremo il lavoro dello Stato postando continuamente la nostra posizione, i nostri interessi, cibi e ristoranti preferiti, idee politiche e hobby su Facebook, Twitter, Instagram e altri social. Saremo la polizia segreta di noi stessi.

In definitiva, The Chain è un libro che si legge tutto d’un fiato, poiché trascinati dall’adrenalina nella prima parte e dalla curiosità nella seconda. Ma il poco approfondimento degli aspetti sopracitati ha generato l’effetto complessivo di un thriller che poteva essere gestito meglio.


A PROPOSITO DELL'AUTORE:
Adrian McKinty è nato e cresciuto a Belfast negli anni del conflitto nordirlandese. Figlio di un ingegnere navale costruttore di caldaie e di una segretaria, dopo aver studiato filosofia a Oxford grazie a una borsa di studio si è trasferito negli Stati Uniti, per insegnare inglese alle superiori. Il suo thriller d’esordio, Dead I Well May Be, è stato selezionato per il Dagger Award 2004 e ha un’opzione per i diritti cinematografici con la Universal Pictures. I suoi libri hanno vinto l’Edgar Award, il Ned Kelly Award, l’Anthony Award, il Barry Award e sono stati tradotti in oltre 20 lingue. Adrian McKinty è critico letterario per il Sydney Morning Herald, l’Irish Times e il Guardian. Vive a New York con la moglie e i due figli. In via di pubblicazione in 35 paesi, The Chain diventerà presto un film prodotto dalla Paramount.


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