L'Amico Nascosto di Katherine Marsh


Titolo: L'Amico Nascosto
Titolo originale: Nowhere Boy
Autore: Katherine Marsh
Traduzione: Tommaso Varvello
Data di pubblicazione: 18 settembre 2018
Genere: Narrativa per ragazzi
Editore: Rizzoli
Pagine: 441


TRAMA

Quando Ahmed arriva a Bruxelles non sa dove andare; ha quattordici anni ed è solo. Suo padre, con cui è partito dalla Siria per fuggire la guerra, è disperso nel mar Mediterraneo. Ahmed si nasconde perché non vuole finire in un istituto per minori non accompagnati, e vagando riesce a entrare in una cantina che diventa il suo rifugio. Nella casa sopra di lui vive Max, un ragazzo americano che trascorre un anno a Bruxelles con la sua famiglia. Non è bravo a scuola, non ha nessuna voglia di imparare il francese e il Belgio non gli piace. Ahmed e Max sono quasi coetanei, ma le loro esperienze non potrebbero essere più diverse. Eppure il loro incontro è l'inizio di una grande avventura, di quelle che solo due veri amici possono affrontare.
Età di lettura: da 13 anni.


RECENSIONE

Un prologo straziante è l’inizio del meraviglioso romanzo di Katherine Marsh: Ahmed Nasser è un ragazzino di tredici anni che si trova su un gommone, nel bel mezzo del Mar Egeo. Il motore è andato, e lui e le altre decine di persone stipate sul mezzo di fortuna sono disperati. La loro unica speranza di raggiungere la terraferma e iniziare la trafila per tentare di insediarsi in Europa come rifugiati sembra allontanarsi sempre di più.
Ma Ahmed è con suo padre, ed è proprio quest’ultimo a non farlo sprofondare in un abisso senza fine: grazie all’aiuto di altri due uomini il suo papà si getta in mare, spingendo il gommone con le braccia mentre nuota con le gambe. Proprio quando stanno iniziando a muoversi, un’onda più alta delle altre travolge i tre uomini, sommergendoli. Tra quelli che riescono a tornare in superficie, non vi è il padre di Ahmed.

Max ha tredici anni ed è un pesce fuor d’acqua a Bruxelles. Quello che credeva fosse un viaggio si è infatti trasformato nel suo peggior incubo: a causa del lavoro di suo padre, tutta la famiglia deve trasferirsi in Belgio per un anno, prima di fare ritorno a Washington DC. Come se non bastasse, i suoi genitori intendono fargli ripetere l’anno di scuola appena terminato negli Stati Uniti, per dargli modo di potersi concentrare meglio sull’apprendimento del francese. Max non riesce a immaginare una prospettiva peggiore di lasciare i suoi due migliori amici e doversi insediare in una scuola pubblica, circondato da bambini che parlano una lingua diversa dalla sua. Ma i suoi genitori non vogliono sentir ragioni, per cui il ragazzo si rassegna a un anno all’insegna della solitudine e del rancore.

Tuttavia un giorno – o meglio, una notte – Max fa una scoperta inaspettata: scopre il vero significato della solitudine. Nella sua cantina, infatti, risiede ormai da settimane Ahmed, solo e terrorizzato dai tumulti in città. 
Ormai orfano e per nulla intenzionato a raggiungere un centro per rifugiati in attesa di collocamento, si è nascosto come un topolino nella cantina di Max, dormendo su un materasso gonfiabile e raccattando un po’ di avanzi ogni notte al piano di sopra, quando la famiglia riposa. Ahmed viene dalla Siria e possiede null’altro che un documento falso e l’orologio di suo padre al polso. Non sembrano esserci prospettive per lui, se non i ricordi dei giorni felici con la sua famiglia ad Aleppo, i gridolini delle sue sorelline e la gentilezza della sua mamma. Ma tutto quello ormai non esiste più, così come della sua città natale non è rimasto altro che uno scheletro vuoto, conseguenza della ribellione al regime di Bashar al Assad. La sua casa e la sua famiglia sono saltate in aria con una bomba e il suo papà è annegato in mare: in questa prospettiva, Max capisce che un soggiorno inaspettato di un anno, in una città che non gli piace, può trasformarsi nel tentativo di aiutare un ragazzino che una vita sembra non avercela più.

Notte dopo notte, Ahmed confida a Max quello che aveva e quello che non ha più. La barriera linguistica non gli consente di far arrivare in maniera nitida ciò che sente nel cuore, ma dove non arriva la parola ci pensano gli occhi, le espressioni, le lacrime.

Quello che Ahmed non riusciva a raccontare, e non ne sarebbe stato capace nemmeno conoscendo le parole appropriate in inglese, era la quotidianità che ti faceva sentire a casa in un certo luogo e tempo. Erano ricordi frammentati, e quasi non gli sembravano più veri: l’odore del gelsomino mentre andava a scuola lungo le tortuose vie acciottolate, esultare per il Red Castle, la squadra di calcio più importante della città, l’albero di melograno vicino al parco giochi con i piccioni appollaiati sui rami, aiutare suo nonno a curare le rose…

Ma persino la precaria tranquillità del suo rifugio sembra essere minacciata quando nuovi, terribili eventi si profilano all’orizzonte: gli attacchi terroristici a Parigi, la ricerca dei colpevoli proprio in Belgio, la diffidenza diffusa per i mussulmani, la generalizzazione della malvagità di pochi alla pura innocenza di molti, la psicosi collettiva non appena si avverte un rumore fuori dall’ordinario.

In un clima e in un ambiente che fanno di tutto per incrementare quelle stesse differenze che solo pochi decenni prima si era stabilito di scongiurare a tutti i costi, ancora una volta l’Occidente mostra i suoi pregiudizi e la loro pericolosa trasformazione in atti estremi tanto quanto le accuse di estremismo che li vorrebbero giustificare.

Ma Katherine Marsh offre a tutti la speranza, quella vera, nelle pagine del suo libro, che può e deve essere trasposta alla vita di tutti i giorni: là dove l’odio diventa la naturale conseguenza della paura irrazionale, qui e ora l’amicizia e la fratellanza che si instaurano tra due bambini, che si riconoscono semplicemente guardandosi, sono l’àncora a cui aggrapparsi per un futuro in cui non ci scanneremo gli uni con gli altri. Gli occhi dei bambini non vedono le differenze di religione, di stile di vita, di abbigliamento e di colore della pelle se la società in cui vivono non gli inculca la convinzione che diverso significa sbagliato, cattivo, incivile. Per loro diverso significa nuovo, curioso, interessante. È da loro che dovremmo imparare come si vive. Ed è a loro che dovremmo pensare ogni volta che associamo un atto terroristico all’estremismo islamico, evitando di focalizzarci sulle cause e i mezzi che hanno fatto in modo che quell’estremismo si palesasse.

Ahmed e Max mi hanno commossa profondamente, di una commozione gioiosa. La loro amicizia è stata in grado di andare oltre tutto il marcio che scegliamo di ingurgitare, ed è stata l’espediente per mettere luce su tutte quelle persone e quelle organizzazioni che si battono ogni giorno per i diritti di ogni essere umano.

E in un paese come il nostro, dove i diritti umani si limitano ormai alla mera citazione di una Costituzione messa troppo spesso sotto i piedi, è bene ricordarlo.

A PROPOSITO DELL'AUTRICE:
Katherine Marsh è nata nello Stato di New York e vive in Belgio, a Bruxelles, con il marito, due figli, due gatti e parecchie galline. Ex giornalista, è autrice di libri per bambini e adolescenti. L'amico nascosto è pubblicato in oltre dodici Paesi.


Commenti