La Donna Senza Memoria di Anthony Mosawi


Titolo: La Donna Senza Memoria
Titolo originale: Trust No One
Autore: Anthony Mosawi
Data di pubblicazione: 30 maggio 2019
Genere: Thriller
Editore: Longanesi


TRAMA

La bambina ha soltanto dieci anni. Quando la trovano, è immersa in una vasca di deprivazione sensoriale: non sente niente, non vede niente ma indossa delle cuffie collegate a un registratore che le trasmette sempre lo stesso messaggio: «Il mio nome è Sara Eden». I suoi ricordi non esistono più, il passato è un enigma. Le resta soltanto il suo nome e qualche indizio frammentario: una vecchia collana e una polaroid che ritrae uno sconosciuto, con un appunto scritto a mano: «Non ti devi fidare di quest'uomo». La bambina ora è una donna e ha qualche certezza in più. Sa che qualcuno le sta dando la caccia, ma non sa chi. Sa soltanto che non si fermeranno mai. Sa che l'unica possibilità che le resta è trovare l'uomo della polaroid, lo sconosciuto di cui non dovrebbe fidarsi, per tentare di ricomporre i frammenti del suo passato. E sa che c'è qualcosa di oscuro, in quel passato, che la rende pericolosa. Perché Sara Eden potrebbe essere una vittima, ma potrebbe essere anche un'assassina. L'unica cosa che sa per certo è che non può credere a nessuno.


RECENSIONE

Orfeo, un oscuro programma militare messo in piedi dai servizi segreti britannici. 
Sara Eden, una bambina che non ricorda nulla di sé – non sa neppure quale sia il suo vero nome. 

Per tutta la prima parte di La donna senza memoria di Anthony Mosawi il dilemma ruota attorno a questo: che tipo di legame potrà mai esistere tra i servizi segreti di una nazione e una ragazzina indifesa?
Perché è così che Sara appare all’inizio del romanzo: ha circa 10 anni quando viene ritrovata in una vasca di deprivazione sensoriale, con un paio di cuffie dalle quali una voce non fa altro che ripetere: “Il mio nome è Sara Eden”. Con lei, nient’altro che la fotografia di un uomo, sul cui retro campeggia la ferrea raccomandazione di non fidarsi mai di lui.

Davanti a questa scena, ai servizi sociali non rimane altra scelta che affidarla a un orfanotrofio: senza legami di alcun tipo, senza identità e forse con problemi ben più gravi, chi mai potrebbe occuparsi di lei?
Eppure, quando ormai sembrava impossibile affidarla a qualcuno, quel qualcuno si presenta all’orfanotrofio: è un uomo apparentemente buono e gentile, che dice di conoscere la sua vera madre. Sara si fida, o meglio si impone di farlo per cercare di scoprire chi sia realmente: ma, ben presto, l’uomo si rivela l’ennesimo tentativo di mettere le mani su di lei e Sara scopre di essere in grado di gesti atroci, supportati da abilità non comuni per una bambina della sua età.

Da questo momento, inizia una fuga che si protrae per anni, e che vede Sara diventare una donna piena di domande su di sé: è chiaro che in molti la stanno cercando, ma per quale motivo? Vogliono ucciderla perché rappresenta una minaccia oppure vogliono farle del male perché sono loro i malvagi? Da vittima sembrerebbe carnefice, per poi passare nuovamente a vittima: l’unico modo per scoprire la verità è cercare l’uomo della fotografia e indagare a fondo sul suo passato.


Al suo esordio letterario, Anthony Mosawi sceglie di portare in scena un thriller che potrebbe essere la base per un’ottima sceneggiatura cinematografica: fedele alle sue origini di produttore, ha infatti gestito il romanzo in maniera molto visiva e avventurosa, tant’è che risulta molto semplice immaginarlo trasposto su uno schermo.

Ispirandosi a una figura realmente esistita – quella di Helen Duncan, medium scozzese accusata di stregoneria nel 1944 – ha rivestito Sara Eden della giusta dose di inquietudine e tenerezza, lasciando spesso i lettori dilaniati dal dubbio sulla sua innocenza o colpevolezza.

Non lo definirei tuttavia un thriller psicologico, poiché è strutturato in modo da fornire risalto alla suspense più che alla psicologia dei personaggi.
La scelta, inoltre, di affidare il punto di vista della narrazione a più personaggi ha fatto sì che la prima parte del romanzo risultasse di non immediata comprensione al lettore, ovviamente all’oscuro del grande disegno dell’autore.

È solo questo l’aspetto che non mi ha pienamente convinta, fermo restando che, una volta calati all’interno della storia, le circa 350 pagine del libro volano via in un attimo.



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