La Danzatrice di Seul di Kyung-Sook Shin


Titolo: La Danzatrice di Seul
Titolo originale: Lee Jin
Autore: Kyung-Sook Shin
Data di pubblicazione: 9 aprile 2019
Genere: Narrativa
Editore: Piemme


TRAMA

Seul, 1890. È solo una bambina orfana, Yi Jin, quando arriva come serva alla corte Joseon, ma c'è qualcosa in lei che smuove il cuore della regina. È per questo, per la sua fragilità di uccellino e la delicatezza del suo viso, che diventa oggetto di un amore quasi materno, e le viene concesso il privilegio di imparare una delle arti più amate a corte, la danza. Negli anni, Yi Jin diventa la danzatrice più apprezzata e famosa di tutta la Corea: con ogni movimento del corpo sembra in grado di compiere una magia. Quando un diplomatico francese visita la corte - sono gli ultimi, fulgidi anni della dinastia Joseon, che di lì a poco l'invasione giapponese avrebbe spazzato via - osserva rapito la magnificenza di questa cultura al culmine del suo splendore. E, vedendo Yi Jin che interpreta la Danza dell'oriolo a Primavera, resta inevitabilmente stregato: pur sapendo che le danzatrici appartengono alla corte, chiederà al re di portarla con sé in Francia e sposarla. Il permesso è accordato, e per Yi Jin comincia un viaggio incredibile: quello della prima donna coreana che abbia mai messo piede sul suolo europeo. Yi Jin conoscerà Parigi nel pieno della Belle Epoque, ma si scontrerà anche con una cultura completamente diversa, che non riuscirà mai a vedere in lei altro che un'esotica meraviglia...

RECENSIONE

Negli anni di servizio a palazzo dominati dal terrore quotidiano riguardo alle sorti della monarchia e del paese, Jin riusciva a sentirsi davvero libera solo quando danzava.  Riusciva a percepire l’amore, la brezza sulla pelle, le lodi gioiose, i fiori caduti, l’acqua corrente.

La danzatrice di Seul narra la storia di una danzatrice di corte realmente esistita, che l’autrice ha conosciuto grazie a un breve trafiletto contenuto in un libro sulla dinastia Joseon. Anche dalle poche parole che la descrivevano, Jin ha emanato talmente tanta luce da rendere necessario il racconto della sua vita, sebbene questo libro non sia un romanzo storico. Gli elementi romanzati sono infatti molti, sebbene la cornice in cui avvengono è assolutamente reale.

Siamo nella Corea di fine Ottocento, quando la dinastia Joseon vive gli ultimi anni dell’antico splendore: di lì a poco, infatti, sarebbe stata spazzata via dall’invasione giapponese.
Ma prima che tutto questo avvenga, Jin è una bambina dalla bellezza straordinaria che, orfana, viene condotta alla corte, dove cattura subito il cuore della regina, al punto da venirle concesso di praticare la disciplina in grado di incantare tutti, a corte: la danza. E Jin sembra nata per questo: le sue movenze, la sua espressione, il suo corpo delicato e il suo collo sinuoso sembrano nati per armonizzarsi nello splendore della danza dell’oriolo a primavera.
Ma è proprio durante una di queste esibizioni che un ufficiale francese, giunto a corte nel ruolo di diplomatico, segnerà per sempre il destino della fanciulla.

Da danzatrice più famosa della Corea, Jin si ritrova su una nave, diretta in un continente e in una nazione la cui lingua aveva imparato da piccola: la Francia. Dopo mesi trascorsi in mare, oppressa tra la malinconia dell’abbandono della regina e l’eccitazione di una nuova vita che sta per avere inizio, Jin giunge a Parigi insieme a Victor.
Lo stile di vita, la lingua, le strade, le case, le abitudini, gli abitanti sono quanto di più diverso dalla Corea abbia mai immaginato: e così come quel mondo le appare totalmente nuovo ed estraneo, allo stesso modo lei appare ai parigini. Infatuati o incuriositi dal suo volto, Jin si renderà presto conto di quanto gli ideali di integrazione e di uguaglianza, che venivano sostenuti dopo la Rivoluzione Francese, non siano però applicati nella vita quotidiana della grande città.
Animale esotico più che donna, passatempo più che persona con cui realmente confrontarsi, la sua vita a Parigi segnerà l’inizio di una dolorosa fine, sia per la giovane Jin che per la sua complicata relazione con Victor.

Su tutto, continua a permeare in lei l’angoscia per la sorte che la regina ha scelto per lei, facendo in modo che il sovrano la cedesse al diplomatico: per legge, infatti, le dame di corte non avrebbero mai potuto abbandonare il palazzo senza il suo consenso, in quanto di proprietà del re.
Perché allora la regina, figura materna in grado di dare ma anche togliere, l’ha allontanata?
E soprattutto, il destino di Jin sarà per sempre legato alla Francia, o la Corea la reclamerà a sè?


Kyung-Sook Shin, una delle più importanti autrici coreane viventi, ha dato nuova vita a un personaggio in grado di emergere dalle pagine con la leggiadria che l’ha sempre caratterizzata e per la quale è diventata famosa. E ha messo in luce, con le giuste dosi di amore e odio, legame e distacco, rimpianto e rimorso, il rapporto controverso tra due donne, legate indissolubilmente a un regno ormai destinato alla fine.

Non conoscevo assolutamente nulla di storia coreana, nè delle lotte che la nazione ha dovuto affrontare per mantenere una propria dignità e autonomia, nelle leggi e nei costumi, dalla Cina e dal Giappone, che se la contendevano.

La danzatrice di Seul è la classica opera di narrativa che afferra un personaggio forte e caparbio e lo cala perfettamente all’interno di un contesto reale e poco conosciuto, rendendolo al meglio nel fascino del suo massimo fulgore, così come nella tenebra delle sue azioni deprecabili.

Imperdibile.

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