L'Impromissa di Chiara Ferraris


Titolo: L'Impromissa
Autore: Chiara Ferraris
Data di pubblicazione: 2 aprile 2019
Genere: Narrativa 
Editore: Sperling & Kupfer


TRAMA

Genova. Quando Agata varca la soglia, l'appartamento è silenzioso e tremendamente buio. Sua madre non c'è più, da diversi mesi ormai. Resta soltanto l'odore delle stanze vuote, la polvere sui mobili, insieme all'eco dei ricordi e ai segreti, che ora nessuno può più mantenere, e che i vecchi quaderni dell'amata zia Alice, rimasti a lungo nascosti, sono pronti a rivelare. Quelle pagine custodiscono, infatti, il ritratto di una donna che Agata stenta a riconoscere come la sua zia Alice, e la storia di un grande amore proibito, di cui non ha mai saputo nulla. E sarà proprio il racconto di quella vita segreta a cambiare tutto, anche nel suo presente. Perché c'è un filo unico, un sentiero sepolto che unisce le generazioni di donne della famiglia Lantieri. Agata, ancora una volta lontana da Genova, tra gli scorci rassicuranti delle estati trascorse nella fattoria di famiglia in Valpolcevera, scoprirà non solo la vera storia della propria famiglia, ma imparerà anche che la forza nasce dalle fragilità, il coraggio dal dolore e che il vero amore non conosce lo scorrere del tempo. Soprattutto si renderà conto che quel fazzoletto di terra, tra i due versanti di una collina, sulle alture genovesi, racchiude in sé tutta la loro storia: ogni ritorno è un ritorno lì, ogni partenza è una partenza da lì, ogni perdita, ogni nascita, ogni gioia e ogni dolore sembra compiersi e avere senso soltanto tra quei colori. Oggi più di ieri. Intrecciando luoghi, accadimenti e personaggi, Chiara Ferraris restituisce al lettore al tempo stesso un frammento della grande storia d'Italia e una saga familiare. Tra passato e presente, "L'impromissa" si rivela così una storia d'amore e di appartenenza, dove le protagoniste sono le donne, le loro scelte, la loro forza, il loro sacrificio.

RECENSIONE

Solo più avanti negli anni capii che quel sentimento – l’amore – segue una logica diversa, gioca con regole sue: talvolta vince, talvolta no, certe volte segue percorsi prestabiliti, altre volte, invece, inganna i giocatori. Prende altre strade, come un torrente dispettoso che, pur di arrivare alla foce, scava cunicoli tra le pietre ma, alla fine, arriva dove deve arrivare.
L’amore appartiene all’amore.

Agata e Alice. L’una vive nel presente, l’altra tra le pagine di dieci quaderni che riposavano in una cassaforte di fortuna ricavata nel muro di una vecchia casa. L’Impromissa è la storia di come Agata tornerà a vivere pienamente grazie alla storia di sua zia Alice, risalente agli anni in cui l’Italia era oppressa dalla morsa del fascismo.

Soffermiamoci sul presente. Agata è una giovane donna sposata, che si trova a dover fare i conti con due avvenimenti molto dolorosi: la morte recente della madre Lisetta, che porta con sé la necessità di occuparsi della sua casa e dei suoi effetti personali e un matrimonio la cui fiamma, che all’inizio rifulgeva vivace, si sta via via indebolendo. Un confronto è necessario, perché nella vita ciò che non funziona o va riparato o bisogna rinunciarci per sempre.

Un aiuto insperato arriva però dal passato, nel quale ci immergeremo ora.
Alice è solo una bambina quando viene condotta al Mater Coeli, un istituto in cui le suore si occuperanno di crescerla e nutrirla, assieme agli altri orfani che ne popolano le stanze. Non sa quanto dovrà rimanervi, probabilmente fino al raggiungimento della maggiore età: un’ottica inquietante all’inizio, ma che, col passare del tempo, va assumendo contorni sempre più rosei, grazie soprattutto al legame che si instaura con Virginia, suora dolce e comprensiva, che ha preso i voti per imposizione paterna più che per vocazione.
La tranquillità è però destinata a scomparire, come del resto avverrà spesso nella vita di Alice: una scoperta e una bugia a fin di bene per difendere chi amava le costeranno il posto al Mater Coeli, in favore dell’adozione da parte di una donna severa e apparentemente inflessibile.
È così che Alice si trasferirà nella fattoria Lantieri, sulle colline di Genova: Rosetta diventerà la mamma che non ha mai avuto e Pietro il fratello che non avrebbe mai immaginato di avere.

Gli anni passano e, assieme alle pagine del diario della zia Alice, Agata inizierà a scoprire pezzettini in più di se stessa, ma soprattutto a lottare. Perché è questo che emerge dalla scrittura di Alice: una donna che ha sempre fronteggiato la vita, prendendone il buono e accettandone il peggio, sempre con la ferrea convinzione che la felicità bisogna prendersela a morsi, strappandone un pezzo ogni qual volta se ne presenta l’occasione.
Tornando fra le colline della Valpolcevera, dove ancora risiede la fattoria della sua famiglia, Agata avrà modo di ripercorrere gli stessi luoghi che sua zia ha curato anno dopo anno, instancabilmente.
È questa infatti che ad Alice era stata posta come unica condizione da Rosetta per vivere serenamente con lei e suo figlio Pietro: amare la terra, imparare a farla fruttare, non abbandonarla quando la fame si fa sentire, metterla sempre al di sopra di qualsiasi altra cosa. E Alice lo ha fatto: giorno dopo giorno, nei duri inverni e nelle fresche estati, ogni mattino aveva inizio con la fattoria e ogni sera si concludeva dopo aver svolto i compiti necessari a tenerla viva e produttiva.

Ma quello che Alice non si sarebbe mai aspettata è un amore sorto con naturalezza, senza prevederlo e senza cercarlo, destinato a diventare la sua più grande gioia e il suo più immenso dolore. Perché quell’amore sorto in una giornata piena di grilli verdi, che annunciavano l’avvicinarsi dell’estate, non ha mai avuto modo di concretizzarsi in qualcosa da portare alla luce del sole. Esso iniziava e finiva nella sua mente e in quella dell’amato, trovando respiro nel buio di una stalla o all’ombra di un albero di fico. Attimi fugaci che duravano sempre troppo poco, incapaci di contenere un sentimento che sarebbe durato per tutta la vita.


Ed è dal coraggio instancabile della zia Alice che Agata comprenderà quanto si debba lottare per l’amore, se esso merita di essere coltivato: non è perfetto, vacilla spesso e a volte può anche sconfinare nella rabbia e nell’allontanamento, ma se è ben radicato non sparirà mai. Perché rinunciare al suo matrimonio con l’uomo di cui si è innamorata e che ha avuto la fortuna di sposare, quando la zia Alli non ha rinunciato al suo sentimento neppure davanti all’evidenza di non poterlo coronare?

Intrisa nel lago scuro di quegli occhi c’era tutta la mia storia. C’era tutta me stessa. Non esisteva più nulla oltre a lui, io non ero mai esistita prima di lui: l’istituto, mia zia, i miei genitori erano tutti ricordi sfuocati. Lui era tutto ciò che il mio cuore e la mia mente potevano ricordare. Da sempre e per sempre, lui.


Le pagine struggenti di Chiara Ferraris non le dimenticherò mai.
Ho trovato in questo romanzo di narrativa tutti gli elementi necessari a renderlo una delle mie letture del cuore: la storia d’Italia, la guerra, l’amore, la famiglia, il legame con la propria terra, il perdono, i segreti svelati. Ogni capitolo parte con la vita presente di Agata e sfocia nel passato tramite le pagine della storia di Alice. Quest’ultima, vera protagonista del romanzo, è anche colei che, pur non essendo una Lantieri per nascita, è stata il collante che negli anni ha tenuto insieme la famiglia e la fattoria, dedicando la sua intera vita a questo. Ogni sua azione, ogni suo compito quotidiano erano volti al benessere della terra e di conseguenza alla sopravvivenza di chi le stava intorno. La guerra Alli non l’ha combattuta al fronte o tra i partigiani, ma prendendosi cura di ciò che rimaneva della sua vita e di quelle che le erano state affidate, garantendo ai superstiti un posto in cui fare ritorno.
L’unico momento che si prendeva esclusivamente per sé era il mattino presto, in cui osservando l’alba che sorgeva sulla propria terra ricordava l’amore, i momenti passati con l’uomo grazie al quale la sua esistenza era integra, lo stesso uomo che vedeva ogni giorno senza poter incontrare i suoi occhi, perché in essi avrebbe letto tutto quello che erano stati per pochissimo tempo e che non avrebbero mai più potuto essere.

Avete mai provato a immaginare un sentimento così forte da durare un’intera vita, nonostante le avversità e l’impossibilità di coronarlo per motivi sempre diversi? Sfuggirsi, evitarsi, fare di tutto per stare lontani e non far soffrire le persone che si hanno intorno. Ma riconoscere negli occhi dell’altro, in pochi attimi rubati al destino, lo stesso amore, la stessa sofferenza e, in ultima istanza, se stessi.

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