Recensione: Lettere dall'Universo


Titolo: Lettere dall'Universo
Titolo originale: Hello, Universe 
Autore: Erin Entrada Kelly
Data di pubblicazione: 19 marzo 2019
Genere: Libri per ragazzi
Editore: Rizzoli

TRAMA

Virgil Salinas è gracile, timido e insicuro: i suoi genitori lo chiamano Tartaruga perché non esce mai dal suo guscio. Valencia Somerset è intelligente e determinata, e non importa che sia sorda dalla nascita. E poi ci sono Kaori Tanaka, che legge le stelle, consulta i cristalli e predice il futuro, e Chet Bullens, il peggior bullo del quartiere. Non sono amici, non frequentano la stessa scuola. Ma quando Chet fa un brutto scherzo a Virgil e a Gulliver, il suo porcellino d'India, i destini dei quattro ragazzini si incatenano in modo sorprendente. Solo una coincidenza? O ogni storia - come sostiene Kaori - è scritta dall'Universo? 

RECENSIONE

Non è, per essere precisi, che non si sentisse amato. Ma non capiva perché i suoi insistevano tanto sul fatto che «uscisse fuori dal suo guscio». Che cosa c’era di male in un guscio? Le tartarughe sopravvivevano sulla Terra da oltre duecento milioni di anni, addirittura da più tempo dei serpenti e dei coccodrilli. E le tartarughe vivevano anche molto a lungo. Certe tartarughe americane, le tartarughe scatola, superavano i cent’anni e avevano una vista e un odorato eccellenti. Le tartarughe erano veramente degli animali straordinari. Cosa sarebbe successo se le persone le avessero obbligate a uscire dal loro guscio duecento milioni di anni prima? Molto probabilmente non esisterebbero più.

Virgil Salinas è un bambino timido e gracile, con una famiglia che tutti i giorni non manca di ricordargli quanto sia poco espansivo e poco sicuro di sé. Lo amano, certo: però è come se quotidianamente segnassero un confine sottile tra lui e loro: da un lato il piccolo Virgil, che dimostra meno anni di quelli che ha, dall’altro i suoi forti e caparbi fratelli gemelli e i suoi sorridenti genitori. L’unica eccezione è rappresentata da Lola, che in filippino significa “nonna”: è lei che gli racconta storie mitologiche che celano grandi insegnamenti e che lo ascolta se c’è qualcosa che non va. Le basta guardare gli occhi del suo nipotino per rendersi conto di ciò che gli succede: una capacità molto utile in una famiglia che si limita a chiamarlo “tartaruga”.

Kaori Tanaka, a un primo sguardo, potrebbe sembrare una bambina come tante altre, ma in realtà è in possesso di una dote straordinaria: la chiaroveggenza. Le pietre le parlano, le costellazioni le illuminano il cammino, l’astrologia è il suo pane quotidiano. Assieme alla sua sorellina Gen, che la segue nelle avventure senza però evitare di metterla in discussione con i suoi ragionamenti logici, è decisa a crearsi un circolo di clienti ai quali prestare i suoi stellari servigi. E il suo unico cliente, almeno per iniziare, è proprio Virgil. Da tempo ormai perdutamente incantato da una sua compagna di classe, Virgil spera in un aiuto dell’universo – del quale Kaori è portavoce – per riuscire anche solo a dire “ciao” all’oggetto dei suoi pensieri.

Valencia Somerset è acuta e brillante, con chiare idee su se stessa e cosa vuole dalla vita. Anzitutto, trascorrere un’estate in esplorazione, annotando sul suo diario tutte le informazioni utili sugli animali che vivono nel bosco vicino casa sua. E, in secondo luogo, ignorare la mancanza di quelle che prima erano sue amiche, le quali hanno scelto di sparire dalla sua vita a causa della sua sordità che – a detta loro – le impediva di giocare tutte assieme e divertirsi. Valencia sa che per le persone può essere pesante dover continuamente ricordare che, per farsi comprendere da lei, devono parlarle lentamente e guardarla in faccia, ma come può essere un ingombro maggiore per gli altri se è lei a doverci fare i conti tutti i giorni?
In ogni caso, anche lei decide di recarsi da Kaori, diventando di fatto la sua seconda cliente: un sogno ricorrente la disturba da tempo, e chi meglio di una chiaroveggente può spiegarle il significato misterioso celato dietro di esso?

Chet Bullens è fermamente convinto che suo padre sia un grande maestro di vita. Per questo motivo, ha deciso di fare suo il motto che gli ripete da sempre: meglio essere ammirati o temuti che amati, perché solo così ci si fa valere nella vita. Secondo lui, Valencia Somerset è sicuramente più furba di quanto dia a vedere, e probabilmente fa finta di essere sorda per carpire i segreti di tutti. Virgil Salinas, invece, è sicuramente un mongoloide: per quale altro motivo non sarebbe in grado di dire una sola parola quando Chet lo interpella, altrimenti?
Le sue convinzioni sono proprio la causa di un terribile scherzo ai danni di Virgil e del suo piccolo amico Gulliver, un porcellino d’India solo quanto lui.


In una girandola di eventi che ruotano tutti attorno alla triste e penosa situazione nella quale Virgil verrà scaraventato, Erin Entrada Kelly ha dato vita a un racconto per ragazzi che celebra la bellezza dell’amicizia e l’importanza di accettarsi per ciò che si è, senza alcun timore di dire agli altri ciò che si pensa.

Ho amato moltissimo Virgil e il suo coraggio, venuto fuori proprio in un momento di grande paura: senza quest’ultima, infatti, il coraggio perderebbe la sua ragion d’essere.
E lo spirito battagliero di Valencia è un vero e proprio inno a non farsi descrivere né determinare da quello che molti potrebbero limitarsi a considerare un difetto: Valencia è molto più dei suoi apparecchi acustici, ed è di fondamentale importanza che lei per prima ne abbia preso coscienza.
Il misticismo che circonda Kaori è qualcosa di poetico: la chiaroveggenza non è altro che una scelta di vita per comprendere il mondo e le problematiche di chi la circonda. Non è una ferrea e cieca credenza la sua: è ragionamento e affidarsi a qualcosa che reputa affascinante per essere d’aiuto agli altri.
Chet, infine, è il classico esempio di un piccolo bullo che ha sviluppato la tendenza a denigrare gli altri perché molto insicuro di sè, oltre che desideroso di apparire forte e deciso come il modello genitoriale – sbagliatissimo – che malauguratamente ha nella vita.

Ho divorato questo romanzo in due giorni e non mi stupisce che abbia vinto la Newbery Medal, il più prestigioso premio americano assegnato ai libri per ragazzi. La scrittura di Erin Entrada Kelly è scorrevole e frizzante, ma anche molto introspettiva: ed è per questo che Lettere dall’universo è una storia che merita di essere letta da adulti e bambini.

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