Recensione: Io Ragiono con il Cuore


Titolo: Io Ragiono con il Cuore
Autore: Sabrina Paravicini
Data di pubblicazione: 2 aprile 2019
Genere: Biografia
Editore: Rizzoli


TRAMA

Quella raccontata in questo libro toccante è una storia che comincia nella disperazione più buia ma ha un finale luminoso ed entusiasmante. La disperazione più buia è quella di una madre che riceve, per il proprio bambino di neanche tre anni, una diagnosi di autismo infantile in forma severa che negli anni, sorprendendo gli stessi neuropsichiatri, si trasforma in un autismo ad alto funzionamento: la sindrome di Asperger. Torniamo indietro a circa dieci anni fa: Sabrina Paravicini è un'attrice dì successo e, da un giorno all'altro, cancella provini e impegni per dedicare tutte le proprie energie al piccolo Nino. A lei il suo bambino, anche se ripete filastrocche lunghissime e impila oggetti inadatti a stare uno sopra l'altro, non è mai parso "strano", ma "strano" appare ai compagni e alle educatrici della scuola d'infanzia con cui ha evidenti difficoltà a relazionarsi. Sabrina - terrorizzata che Nino non impari mai a leggere e scrivere né possa avere una vita normale, innamorarsi, una sua famiglia, un figlio... - intraprende con lui un faticoso cammino fatto di visite neuro-psichiatriche, interminabili soste in sala d'attesa, battaglie con la burocrazia, terapie sbagliate da abbandonare. Ma fatto anche di incontri importanti con tante persone in difficoltà come loro e con professionisti che hanno saputo aiutarli (sempre nel servizio pubblico!). È così che, piano piano, si compie il miracolo: Nino, con accanto una mamma capace di infondergli tanto amore, sviluppa una sensibilità sorprendente e un suo modo dolce e acuto di comunicare e di osservare la realtà. Un talento così spiccato e particolare da permettergli addirittura di ideare e realizzare con la madre il film Be Kind sul tema della diversità, vista come qualcosa che dobbiamo trattare con gentilezza e valorizzare per imparare tutti quanti a vivere più armoniosamente insieme. E quindi a essere più felici.

RECENSIONE

«Mamma, io ragiono con il cuore perché il cervello è irragionevole mentre il cuore è ragionevole perché il cuore esprime i desideri. Così possono materializzarsi e posso avere una vita felice.
Io ho ragionato che prendo il pollo arrosto.»

Questo libro di cose preziose ne contiene tante. E la prima sono proprio frasi originali di Nino e stralci di conversazioni tra lui e la sua mamma, che è colei che ha scritto il libro.
Non importa se farete fatica ad associare il nome Sabrina Paravicini a un volto noto, per quello basterà una semplice ricerca su Google e immediatamente la rivedrete nei panni del ruolo che ha svolto in una serie televisiva molto nota e amata in Italia. Ciò che conta ora, nel parlarvi di questo libro, è che Sabrina è madre di un bambino dolcissimo e diverso, nel senso più magnifico del termine.

Nino oggi ha 13 anni e la sua diagnosi è quella di autismo ad alto funzionamento, associabile alla sindrome di Asperger – sebbene lo spettro autistico sia così sfumato da impedire una prognosi.

Ma l’inizio del suo percorso e di quello della sua mamma non è sempre stato così roseo.
Attraverso le parole di Sabrina Paravicini – che si mette a nudo evidenziando anche le paure, la rabbia, l’impotenza – riviviamo con lei l’infanzia di Nino, dalla scoperta di qualcosa che impediva al suo bambino di stare bene fino all’associazione dei suoi comportamenti all’autismo.

Quando sento dire a qualcuno rialzati devo trattenere il respiro per non piangere perché so bene cosa vuol dire cadere, restare fermi e inerti senza sapere cosa fare e so cosa vuol dire trovare la forza di rialzarsi e poi farlo, farlo davvero, per aiutare un figlio, una persona di famiglia, un amico. O semplicemente se stessi. Se stessi soprattutto, perché se non vi rialzate non potrete mai guardarvi indietro e accorgervi che invece le cose le potete cambiare giorno dopo giorno, con forza, tenacia, pazienza e fiducia.

Una realtà a cui purtroppo non si può evitare di far riferimento va al di là della sindrome stessa: i problemi non derivano solo dalla gestione di un bambino che esprime disagio battendosi le mani sulla testa o gridando, ma anche dalle istituzioni e dai professionisti a cui ci si rivolge. Perché in mezzo a tanto amore e a tante persone competenti che si approcciano alla diversità in maniera concreta e paziente, soffermandosi sulle potenzialità e gli obiettivi da raggiungere piuttosto che sulle mancanze, ci sono anche tanti “professionisti” insensibili, superficiali e incompetenti, che minimizzano o speculano sulla sofferenza altrui.
E scontrarsi con questi problemi, quando quelli familiari ed emotivi sono già innumerevoli, rende davvero arduo il percorso da intraprendere e mina più volte la fiducia che tutto possa risolversi per il meglio.

Devo però essere sincera: su tutto, nel leggere questo libro, ha prevalso il sentimento di meraviglia nei confronti di Nino e del rapporto che ha sviluppato, passo dopo passo, con la sua mamma prima e con gli altri dopo.
L’autrice è riuscita a far emergere il Bello che risiede dentro suo figlio, perchè se è vero che la complessa persona di Nino non può essere ridotta alla sua sindrome, è altrettanto vero che proprio la sindrome gli consente, giorno dopo giorno, di migliorare mediante le terapie costanti e di cogliere sfumature che sono precluse a chi non è come lui.

Profonde sono anche le riflessioni che l’autrice mette in atto riguardo alla sua vita prima e dopo Nino: le giornate frenetiche scandite da set, provini e voli vengono sostituite dall’orologio che scandisce le ore in attesa che Nino finisca le sue sedute di terapia; l’ebbrezza e la spensieratezza del viaggiare vengono sostituite dall’ansia e dal timore che qualcosa possa andare storto nel portare Nino fuori dall’Italia; le relazioni prima e dopo la nascita di Nino subiscono un cambiamento, facendone spezzare alcune e consolidare altre, ma soprattutto c’è un notevole incremento di legami con famiglie che affrontano quotidianamente situazioni difficili.
Spesso, nelle pagine, Sabrina Paravicini sottolinea come lei abbia posto una linea di demarcazione, quasi un Anno Zero, tra la vita pre e post Nino: dopo di lui, è come se fosse rinata, approcciandosi a una nuova vita, arricchita dalla presenza del suo bambino.


E su tutto, come è facile immaginare, la preoccupazione per il futuro. Ogni genitore si interroga su quale sarà la strada che un figlio intraprenderà da grande, e questa riflessione si accompagna spesso a una dose di ansia e incertezza. Immaginate quanto tutto questo sia amplificato per la mamma di un bambino diverso: sarà accettato? Gli altri lo includeranno? Che lavoro potrà mai svolgere? E cosa ne sarà di lui se mi dovesse accadere qualcosa?

Di qui, la grande forza di questa donna, che ha avuto il coraggio di mettere nero su bianco la sua esperienza.
Mi sembra però doveroso rivolgere un pensiero e un abbraccio a tutti i genitori che quotidianamente combattono con le istituzioni e con se stessi per vincere le ansie e garantire un futuro ai propri bambini.
Sabrina ha scelto, anche grazie a Nino, di mettere da parte le sue preoccupazioni e scegliere di ascoltare suo figlio, facendo in modo che fosse lui a delineare la sua strada. Da grande, Nino vuole diventare un regista: non come la sua mamma, ma come Tim Burton.

Ed è da questo sogno nel cassetto che è nato il progetto di Be Kind – Un viaggio gentile nel mondo della diversità. Per mesi e mesi Nino ha condotto brevi interviste a bambini che ha incontrato durante il suo percorso, ma anche a personaggi del calibro di Samantha Cristoforetti e Roberto Saviano. Il nucleo centrale del progetto è basato sugli aspetti positivi della diversità: non una narrazione delle sofferenze e dei momenti di sconforto, ma un dialogo sincero e maturo sulle potenzialità, sugli affetti e sul modo di approcciarsi alla loro condizione.


Dopo aver scelto come locandina un disegno originale di Nino – un elefante con la proboscide corta – le decine di ore di registrazione sono state accorpate in un film autoprodotto di 83 minuti, in cui la diversità emerge non come differenza rispetto a qualcuno o qualcosa, ma come singole peculiarità che ognuno possiede. Dai problemi di natura fisica a quelli di natura psichica, fino a quelli dettati dalla vita che conduce un uomo come Saviano, Nino e la sua mamma sono andati di persona in diverse città per aggiungere esperienze al loro progetto, organizzandosi a tal punto da non far perdere a Nino neppure un giorno di scuola.
E così Nino ha realizzato il suo primo film da regista, grazie al dono che la sua mamma ha scelto di fargli.

Guardandoli oggi, sui profili social dell’autrice, tutto quello che emerge – e che non ha bisogno di ulteriori approfondimenti – è l’amore che dagli occhi dell’uno si confonde negli occhi dell’altra.

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