Recensione: A Un Metro Da Te


Titolo: A Un Metro Da Te
Titolo originale: Five Feet Apart
Autore: Rachael Lippincott con Mikki Daughtry e Tobias Iaconis
Data di pubblicazione: 5 marzo 2019
Genere: Young adult
Editore: Mondadori

TRAMA

A Stella piace avere il controllo su tutto, il che è piuttosto ironico, visto che da quando è bambina è costretta a entrare e uscire dall'ospedale per colpa dei suoi polmoni totalmente fuori controllo. Lei però è determinata a tenere testa alla sua malattia, il che significa stare rigorosamente alla larga da chiunque o qualunque cosa possa passarle un'infezione e vanificare così la possibilità di un trapianto di polmoni. Una sola regola tra lei e il mondo: mantenere la "distanza di sicurezza". Nessuna eccezione. L'unica cosa che Will vorrebbe poter controllare è la possibilità di uscire una volta per tutte dalla gabbia in cui è costretto praticamente da sempre. Non potrebbe essere meno interessato a curarsi o a provare la più recente e innovativa terapia sperimentale. L'importante, per lui, è che presto compirà diciotto anni e a quel punto nessuno potrà più impedirgli di voltare le spalle a quella vita vuota e non vissuta, un viaggio estenuante da una città all'altra, da un ospedale all'altro, e di andare finalmente a conoscerlo, il mondo. Will è esattamente tutto ciò da cui Stella dovrebbe stare alla larga. Se solo lui le si avvicinasse troppo, infatti, lei potrebbe veder sfumare la possibilità di ricevere dei polmoni nuovi. Anzi, potrebbero rischiare la vita entrambi. L'unica soluzione per non correre rischi sarebbe rispettare la regola e stare lontani, troppo lontani, uno dall'altra. Però, più imparano a conoscersi, più quella "distanza di sicurezza" inizia ad assomigliare a "una punizione", che nessuno dei due si è meritato. Dopo tutto, che cosa mai potrebbe accadere se, per una volta, fossero loro a rubare qualcosa alla malattia, anche solo un po' dello spazio che questa ha sottratto alle loro vite? Sarebbe davvero così pericoloso fare un passo l'uno verso l'altra se questo significasse impedire ai loro cuori di spezzarsi?

RECENSIONE

“Noi malati di fibrosi cistica dobbiamo già rinunciare a tantissime cose. Viviamo ogni singolo giorno in funzione delle terapie, delle medicine.
La maggior parte di noi non può avere bambini, tanti non sopravvivono nemmeno per poterci provare. Solo chi ha la FC sa cosa voglia dire, e non possiamo innamorarci gli uni degli altri.
Perciò, dopo tutto quello che la FC mi ha tolto, ci ha tolto, mi riprendo qualcosa.
Io mi riprendo dei centimetri. Dei cazzutissimi centimetri di spazio, distanza, lunghezza.
La fibrosi cistica non mi ruberà altro. D’ora in poi, la ladra sono io.”

Immaginate la scena: una ragazza minuta ma ostinata, determinata a ottenere il sacrosanto diritto di amare liberamente il ragazzo che le ha rubato il cuore. Un ragazzo che, come lei, ha la fibrosi cistica. Un ragazzo dal quale dovrebbe mantenere una distanza di almeno due metri, per evitare una possibile trasmissione di agenti patogeni che potrebbero compromettere ulteriormente la loro salute. Un ragazzo che non potrà mai baciare e neppure sfiorare. Un ragazzo col quale non potrà mai dividere una bibita o una pizza. Un ragazzo sulla cui spalla non potrà mai appoggiarsi quando si sentirà giù di morale, né potrà offrirgli lei la sua nei momenti di sconforto.
E in tutta questa lista infinita di proibizioni, Stella – questo il nome della ragazza – si arma di una stecca da biliardo, decisa a ridurre lo spazio che la separa da Will, decisa a essere lei, per una volta, a proibire qualcosa alla FC: di prendersi anche il suo cuore.

Il romanzo A un metro da te è stato pubblicato in Italia il 5 marzo, da Mondadori. È nato in maniera curiosa: Tobias Iaconis e Mikki Daughtry avevano quasi finito di sviluppare la sceneggiatura per il film, quando si sono resi conto di avere per le mani un potenziale romanzo. Hanno deciso quindi di proporre a un editor di Simon & Schuster di sviluppare in parallelo alla sceneggiatura anche una storia, da trasformare in libro. La casa editrice, entusiasta per il progetto, ha deciso di affidarne a Rachael Lippincott la scrittura, portata a termine in due sole settimane: da dicembre, Five Feet Apart è arrivato già alla quarta ristampa.

Il film arriverà in Italia il 21 marzo 2019, ma io – assieme ad altri blogger e giornalisti – ho avuto il piacere di guardarlo in anteprima a Milano il 6 marzo. È diretto da Justin Baldoni e distribuito da Notorious Pictures, mentre a interpretare i due giovani protagonisti sono le teen star Cole Sprouse e Haley Lu Richardson.
Assieme al libro, il film è dedicato ai pazienti affetti da FC, alle loro famiglie e alle èquipe mediche che giorno dopo giorno combattono la battaglia contro la malattia. 


Prima di parlarvi nel dettaglio della storia, vorrei spendere qualche parola per spiegare cosa sia la fibrosi cistica – di cui io stessa avevo solo qualche blanda informazione.
Facendo riferimento alla Lega Italiana Fibrosi Cistica Onlus, ho letto che si tratta di una malattia genetica grave, cronica e degenerativa, per la quale non esiste ancora una cura risolutiva. Colpisce principalmente l’apparato respiratorio e quello digerente, che vengono ostruiti da un muco denso: per rimuoverlo, sono necessarie terapie farmacologiche quotidiane, fisioterapia respiratoria e frequenti ricoveri ospedalieri.
È facilmente intuibile come la quotidianità di queste persone sia scandita dalle terapie: il tempo speso dietro questo aspetto imprescindibile della loro vita viene sottratto agli svaghi, al lavoro, allo studio, agli amici, ai familiari. La raccomandazione fondamentale – come ho già citato all’inizio – è quella di mantenersi a una distanza minima di due metri gli uni dagli altri, onde evitare di incorrere in un peggioramento ulteriore della loro salute.
Ed è proprio su queste delicate e poco conosciute dinamiche che si concentra la storia di Stella e Will, due adolescenti affetti da FC.

Stella è una vera e propria maniaca del controllo, aspetto enormemente in antitesi con i suoi polmoni, che purtroppo non può controllare. Per il resto, aderisce fermamente alla rigida regola della distanza, nonostante il suo migliore amico sia anch’esso malato di FC. Il suo scopo principale – determinato anche da un profondo senso di colpa che nutre nei confronti di sua sorella Abby – è quello di arrivare quanto più in salute possibile al trapianto di polmoni: segue pertanto una rigida tabella di marcia, incentrata sull’assunzione organizzata dei medicinali e sulla condivisione della sua routine sul suo canale Youtube, grazie al quale evade e allo stesso tempo sostiene chi ha la sua stessa malattia e sensibilizza chi non la conosce abbastanza.

A differenza sua, Will non vede l’ora di raggiungere la maggiore età per essere libero di evadere dalla gabbia che è la sua malattia: niente più terapie, niente più ricerche spasmodiche di cure sperimentali che puntualmente si rivelano fallimentari. Il suo obiettivo è vivere, nel senso pieno del termine: viaggiare per il gusto di farlo e non per curarsi, scoprire il mondo, trascorrere le giornate in posti che non siano ospedali.

Quello tra Stella e Will non è amore a prima vista: da parte di Stella, soprattutto, l’incontro con Will è solo motivo e causa di stress, perché non concepisce come si possa prendere con superficialità la propria vita e il necessario da fare per poterla garantire. Ma è proprio la sua forza, a volte mascherata da bizzarre abitudini, a conquistare Will: per la prima volta, il ragazzo comprende cosa significhi lottare a tutti i costi per vivere. Perché pur nelle routine sempre uguali, pur nelle ricadute e nelle terapie, la vita è comunque un dono, e come tale va trattata.


Ho pianto molto, con Stella e Will. Perché se è vero che le storie d’amore impossibili hanno sempre quel tocco di disperazione di sottofondo, lo è ancora di più quando a impedire la piena realizzazione di un rapporto è una malattia contro la quale non si può ancora fare nulla. E credo che l’impotenza sia la cosa più difficile da accettare. Per questo ho voluto iniziare la recensione con la descrizione di una delle scene di più forte impatto dell’intera storia: una ragazza che sceglie di combattere con le sole armi che può mettere in campo contro un nemico più grande di lei. E se proprio il contatto non è contemplabile, quanto meno deve esserlo un passo in più verso la persona che si ama, e proprio per amore della quale non è possibile azzerare del tutto la distanza.

Struggente, delicato, appassionato, riflessivo: A un metro da te è un libro che merita di essere letto e un film che merita di essere visto. Da tutti.


Vi lascio il link per informarsi e sostenere la Lega Italiana Fibrosi Cistica Onlus:
www. fibrosicistica.it

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