Recensione: Ragazzi dell'Estate


Titolo: Ragazzi dell'Estate
Autore: Cristina Brambilla
Data di pubblicazione: 19 marzo 2019
Genere: Narrativa 
Editore: Rizzoli


TRAMA

Anna, che presto compirà diciotto anni, è fuggita due volte: la prima da casa e dalla sua famiglia, dopo essersi sentita tradita nel profondo dagli adorati e fino ad allora impeccabili genitori; la seconda dall'orfanotrofio thailandese dove aveva deciso di trascorrere un anno sabbatico in cerca di risposte, su se stessa e sulla vita. Fugge per raggiungere una spiaggia bianchissima, sperduta e paradisiaca di cui ha sentito parlare in un bar e che a un tratto è diventata il solo posto in cui vuole trovarsi. Al suo arrivo, disperata e in preda al panico per aver perso passaporto, telefono e soldi, viene letteralmente adottata da una strana e irresistibile triade di amici: l'israeliano Ike, il russo Leo e la giovane francese Danielle. È l'inizio di una di quelle amicizie che cambiano la vita. Tra loro, parlare del passato è tabù, perché è il presente che conta e perché tutti hanno una ferita profonda e dolorosa. Ma un giorno sull'isola sbarca Luc, un americano dai modi affascinanti ma anche sfuggenti e a tratti inquietanti, e da quel momento tutto cambia, si complica, si sgretola, e s'infiamma, per i quattro amici e per il cuore di Anna.

RECENSIONE

«Perché sei sempre arrabbiata?»
Perché sentivo nel petto la caldaia di una locomotiva lanciata a tutta velocità e non sapevo come spegnerla. Perché quel calore, ancorchè molto faticoso e a tratti imbarazzante, mi faceva sentire viva e potente. Perché era una novità sconcertante per una bambina che aiutava mamma e papà a crescere due fratellini. Perché aver scoperto di essere stata ingannata per tutta la vita mi aveva fatto arrabbiare un bel po’.

È così che conosciamo Anna, la protagonista del romanzo: un’adolescente arrabbiata che sta per affacciarsi alla maturità, perseguitata da ciò che considera un tradimento da parte della sua famiglia. 
Difficile biasimarla: quando si ha un rapporto sereno e complice coi propri genitori e i propri fratelli, non ci si immaginerebbe mai un segreto così devastante covato in silenzio per tanti anni. Ed è per questo motivo che la ragazza si rifugia in un orfanotrofio in Thailandia, lo stesso da cui proviene la sua sorellina Tippi: un anno lì, proprio nel periodo di transizione tra le scuole superiori e l’inizio dell’università, potrebbe essere una manna dal cielo per scendere a patti con i suoi sentimenti traditi.

Ma anche lì le cose non sembrano andare meglio: ha quasi la sensazione di essere fuggita dalla gabbia dei suoi familiari per entrare in un’altra, scandita da orari e routine precise che non fanno nulla per placare l’ansia da cui è afflitta. E sicuramente la soluzione giusta non è neppure affogare i pensieri negli alcolici, che creano un mix deleterio con gli ansiolitici e un effetto ben visibile sul suo corpo.

Arriva quindi una seconda fuga, stavolta senza alcun contatto, neppure sporadico, coi suoi genitori: la meta è un’isola incontaminata con una spiaggia bianchissima di cui ha sentito parlare a due reduci di guerra nel bar dove era solita scolarsi qualche birra. Non è neppure certa di riuscire ad arrivarci sana e salva, ma in questa prima parte del suo nuovo proposito la fortuna è dalla sua: quando scende dalla barca non riesce quasi a credere ai suoi occhi.
Ko Bangh è “una collina di un verde surreale, che pare decollare dall’acqua turchese, circondata da un anello candido di sabbia finissima”: un’isola tutta per lei, dove sarà lei a decidere cosa fare e per quanto. Salvo scoprire, proprio quando la barca sta riprendendo il largo, che la fortuna ha deciso di abbandonarla: troppo tardi Anna si rende conto di aver dimenticato a bordo il suo marsupio, contenente cellulare, passaporto e carta di credito.
Mi sono immediatamente catapultata nei suoi panni: sarei entrata nel panico più assoluto, prima di realizzare che avrei potuto chiedere aiuto al gestore del resort. Ma è proprio in quell’attimo di disperazione che Anna incontra tre persone totalmente diverse da lei e ancora di più tra loro, con le quali darà vita a un’amicizia salda e bellissima.

Ike è un israeliano con tanti capelli ricci e un fisico possente, ex soldato e incredibilmente affidabile, sebbene restio a concedere parti di se stesso a chi non conosce bene.
Leo è un russo amante della buona letteratura, con un umorismo molto particolare e ferree convinzioni sulla sua vita.
Danielle è francese, ha l’aspetto di una fatina ma il carattere di una guerriera e dice sempre quello che pensa.

È da quel momento che la vita di Anna subirà una grossa scossa, destinata a lasciare crepe ma anche nuovi assestamenti, più consapevoli e duraturi. A Ko Bangh scoprirà cosa significa nuotare in acque limpide, essere tormentata dagli insetti, guardare un cielo che sembra avere più stelle di quante la mente umana possa concepire, praticare surf con risultati discutibili, mangiare pesce tutti i giorni e vivere una quotidianità lontana dalla tecnologia.

Ma a turbare l’equilibrio perfetto dei quattro ragazzi interviene, in un giorno qualunque, un ragazzo. Luc è un americano che sbarca sull’isola con una chitarra in spalla e un sorriso che gli prende tutta la faccia e per il quale Anna prende la prima vera cotta della sua vita.
Ma Luc è tanto solare e spiritoso quanto taciturno e facile agli scatti d’ira: e a 18 anni, quando il cuore scoppia di vita e il corpo pulsa di desiderio è difficile capire se l’aspettativa dell’amore sia realistica o falsata dal velo di meraviglia che ricopre un sentimento mai provato prima d’ora.


Ragazzi dell’estate è un romanzo di formazione e un vero e proprio inno alla vita, quella vissuta e quella stroncata troppo presto.
Non ci sono capitoli: solo un’unica e incessante storia, intervallata da brevi pause che simulano respiri, sia da parte di chi legge che da parte di chi vive fra le pagine.
Ike, Leo e Dani sono i tre amici che tutti dovrebbero avere, coloro che ti sostengono quando cadi e ti offrono il collirio per gli occhi durante un attacco di panico, convincendoti che siano invece gocce di ansiolitico. Sono quegli amici che ti prendono in giro e ti urlano contro quando sbagli, ma anche coloro che tengono dentro di sé i loro dolori più grandi in attesa di potersi fidare davvero nel rivelarteli.

Anna è una protagonista perfetta: fragile e piena di insicurezze all’inizio, assistiamo alla sua maturazione pagina dopo pagina, scoprendo che anche dopo un segreto come quello che la sua famiglia le ha celato si può perdonare e ricominciare daccapo. E anche chiedere scusa per essere spariti su un’isola per mesi senza dare notizie.

Vi lascio con le sue stesse parole, e sono certa che Leo apprezzerebbe la mia scelta: nessuno è in grado di descrivere pienamente una persona meglio della persona stessa da descrivere. E sebbene in questo caso siano state le parole di Cristina Brambilla a crearla, mi piace pensare che Anna sia una ragazza che si può incontrare per strada o in università, e forse una ragazza che posso trovare anche un po’ dentro me.

Tutti vogliono disperatamente qualcosa o sognano disperatamente di diventare qualcuno.
E io?
Io niente. Immagino che al mondo servano anche le persone come me. Gente che semplicemente c’è e ascolta, c’è e ricorda. Gente che semplicemente vive. Per esistere l’arte ha bisogno di un pubblico, giusto? Quindi si può vedere la cosa in questo modo: io sono una del pubblico. 


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