Titolo: Cosa resta di Male
Autore: Gianmarco Soldi
Data di pubblicazione: 5 marzo 2019
Genere: Narrativa
Editore: Rizzoli
TRAMA
È un torrido pomeriggio d'agosto, il sole picchia sulla pianura Padana seccando l'erba e il granturco. Amato è nascosto in macchina con la cuginetta Gioia, che ha appena schiacciato una lucertola sotto la scarpa. «Ora devi fare una cosa» gli dice, «altrimenti schiaccerò anche te. Devi baciarmi i piedi, come a una principessa.» Amato è ancora un bambino, eppure una scintilla buia gli si accende dentro. Desiderio, vergogna, paura: sentimenti che non sa come gestire né con chi condividere. Finché nella sua vita non arriva Malena, detta Male, una ragazzina con la pelle di luna e l'oscurità in fondo agli occhi. Capelli neri, felpa nera, scarpe nere. Ad Amato basta uno sguardo per capire che da quel momento non sarà più solo: gli amici, la musica, la nebbia malinconica del cielo di Cremona, tutto resta sullo sfondo per fare spazio a questo nuovo mondo a due. Lui e Male si scoprono, si ascoltano, si riconoscono l'uno nell'altra togliendosi ogni giorno un pezzo di corazza mentre la loro affinità si trasforma, col tempo, in una tenera e feroce educazione sentimentale.
RECENSIONE
È difficile razionalizzare l’inizio della fine. Dopotutto, ogni essere umano fatica a comprendere la ragione per cui un ingranaggio perfettamente funzionante comincia a rallentare, a cigolare, infine a incrinarsi e fermarsi. Si tratta di una specie di eterno ricordo, un costante tentativo di riparare quello che non si può riparare, unito alla vana speranza che, al termine del rattoppo, le cose torneranno per miracolo com’erano prima del guasto.
Cosa resta di Male è un romanzo fatto di molti inizi e una sola, inesorabile, fine. Sin dalla prima pagina, un senso di ineluttabilità mi è entrato sottopelle avvinghiandomi tra le sue spire: sono riuscita a liberarmene solo a lettura ultimata.
È difficile credere di trovarsi di fronte a un autore esordiente: la prosa di Gianmarco Soldi è fluida, cruda, diretta, matura. Divorante come la protagonista, Male. Disperata come il protagonista, Amato.
Ami ci viene presentato con il suo primo ricordo indelebile di bambino, che forse l’ha segnato per tutta la vita o forse è stato solo il capro espiatorio a cui aggrapparsi nel suo ciclico farsi del male durante gli anni della sua crescita. Un confronto con la morte, con la malizia e col proibito, per sempre fusi tra loro.
È stato molto doloroso leggere di un bambino prima e di un ragazzo poi che porta il nome di un aggettivo che, per molti anni, non ha creduto di meritare all’interno delle relazioni. Una perenne ricerca della possessione ma non dell’amore, secondario per lui a qualsiasi forma totalizzante di appartenenza incondizionata.
Quella di Amato è una vita che scorre all’insegna di impulsi e desideri difficili da portare alla luce in un piccolo paese della provincia di Cremona, circondato da un amico che abbassa gli occhi sulla propria vergogna ogni volta che si parla del calore di una famiglia e un altro che, con occhi dolci e sentimenti pazienti, osserva un pezzo della propria anima che si ostina a perseverare lungo sentieri frastagliati.
A sconvolgere e legittimare i pensieri di un bambino che non è più infante ma neppure ragazzo interviene una bambina con lo sguardo da adulta, tanto scura e corazzata fuori quanto chiara e fragile dentro. Malena, detta Male. Una vita agli albori segnata dai continui spostamenti dovuti al lavoro del padre, che cerca di fronteggiare rifiutando qualsiasi forma di saluto.
È difficile credere di trovarsi di fronte a un autore esordiente: la prosa di Gianmarco Soldi è fluida, cruda, diretta, matura. Divorante come la protagonista, Male. Disperata come il protagonista, Amato.
Ami ci viene presentato con il suo primo ricordo indelebile di bambino, che forse l’ha segnato per tutta la vita o forse è stato solo il capro espiatorio a cui aggrapparsi nel suo ciclico farsi del male durante gli anni della sua crescita. Un confronto con la morte, con la malizia e col proibito, per sempre fusi tra loro.
È stato molto doloroso leggere di un bambino prima e di un ragazzo poi che porta il nome di un aggettivo che, per molti anni, non ha creduto di meritare all’interno delle relazioni. Una perenne ricerca della possessione ma non dell’amore, secondario per lui a qualsiasi forma totalizzante di appartenenza incondizionata.
Quella di Amato è una vita che scorre all’insegna di impulsi e desideri difficili da portare alla luce in un piccolo paese della provincia di Cremona, circondato da un amico che abbassa gli occhi sulla propria vergogna ogni volta che si parla del calore di una famiglia e un altro che, con occhi dolci e sentimenti pazienti, osserva un pezzo della propria anima che si ostina a perseverare lungo sentieri frastagliati.
A sconvolgere e legittimare i pensieri di un bambino che non è più infante ma neppure ragazzo interviene una bambina con lo sguardo da adulta, tanto scura e corazzata fuori quanto chiara e fragile dentro. Malena, detta Male. Una vita agli albori segnata dai continui spostamenti dovuti al lavoro del padre, che cerca di fronteggiare rifiutando qualsiasi forma di saluto.
Capii solo più tardi la fobia dei saluti di Malena, la sua convinzione che lasciarsi senza aggiungere altro fosse il modo migliore per non lasciarsi davvero del tutto.
Ami e Male, Ami Male. Ogni giorno, durante la ricreazione, incontrarsi diventa per loro un appuntamento fisso, costellato di molti silenzi e non molte parole, ma ricco dei sentimenti totalizzanti e vividi che caratterizzano l’affacciarsi all’adolescenza. È il primo climax ascendente della vita di Amato: su, su, sempre più in alto, fino a rendere Malena il centro della sua esistenza. La scuola diventa un susseguirsi di ore senza colore, gli incontri fissi con gli amici spariscono, il legame con i genitori inizia a incasellarsi in ritagli di tempo sempre più esigui. Ma si sa, quando si sale troppo in alto e in troppo poco tempo la caduta può essere molto dolorosa: e quando un semplice «Vado un attimo in bagno» durante il Carnevale del paese diventa lo spartiacque tra La-vita-con-Male e La-non-vita-senza-Male non resta che la rabbia e l’impotenza. Perché dopo averla vista incamminarsi in direzione dei bagni Amato perde ogni traccia di Malena.
Quando lei ricompare, molte settimane dopo, Ami assapora per la prima volta il gusto amaro dell’abbandono.
E quanto i ricordi possano scavare a fondo nella carne, provocando ferite che non si rimargineranno mai.
Dopo quel fatidico pomeriggio, nello sguardo di Male si accende un baluginio cupo, un nero più nero dei vestiti che indossa sempre, e che fa sì che passi intere giornate isolandosi nel rifugio, o forse nella prigione, della propria mente.
È questo il punto del libro in cui alla domanda iniziale “Cosa accadrà alla vita di Amato, che scelte farà?” se ne sovrappone una ancora più pressante: “Cos’è accaduto a Malena in quel pomeriggio di Carnevale?”
In un ciclo di addii che non sono definitivi e ritorni che non sono stabili, l’autore ci accompagna passo dopo passo nella crescita di Amato, nelle scelte sbagliate che si ripetono e in quelle giuste che durano solo un battito di ciglia, prima di venire nuovamente risucchiate dal nero di una ragazza che rimane una presenza costante anche nella sua assenza.
Ma, nonostante ciò che sembra un continuo ricadere negli stessi errori, è stato commovente scoprire, capitolo dopo capitolo, la maturazione di un protagonista che si era lasciato soffocare dal ricordo di un bambino che ancora non aveva scoperto il lato bello che può avere una particolare predilezione, se condivisa nell’ambito di un sentimento che eleva, invece che degradare.
E quando in Amato sorge la consapevolezza di quanto non sia necessario languire nei ricordi, agognare la considerazione, desiderare la possessione, crogiolarsi nell’assenza usandola come arma per non costruirsi una presenza solida al proprio fianco, di quanto essere Amato sia importante tanto quanto amare… Cosa resta di Male?
Quando lei ricompare, molte settimane dopo, Ami assapora per la prima volta il gusto amaro dell’abbandono.
E quanto i ricordi possano scavare a fondo nella carne, provocando ferite che non si rimargineranno mai.
Dopo quel fatidico pomeriggio, nello sguardo di Male si accende un baluginio cupo, un nero più nero dei vestiti che indossa sempre, e che fa sì che passi intere giornate isolandosi nel rifugio, o forse nella prigione, della propria mente.
In un ciclo di addii che non sono definitivi e ritorni che non sono stabili, l’autore ci accompagna passo dopo passo nella crescita di Amato, nelle scelte sbagliate che si ripetono e in quelle giuste che durano solo un battito di ciglia, prima di venire nuovamente risucchiate dal nero di una ragazza che rimane una presenza costante anche nella sua assenza.
Ma, nonostante ciò che sembra un continuo ricadere negli stessi errori, è stato commovente scoprire, capitolo dopo capitolo, la maturazione di un protagonista che si era lasciato soffocare dal ricordo di un bambino che ancora non aveva scoperto il lato bello che può avere una particolare predilezione, se condivisa nell’ambito di un sentimento che eleva, invece che degradare.
L’adorazione è a senso unico, e se per un istante ci si sente ricambiati, è soltanto perché quel sentimento così eccessivo viene riflesso e ci rimbalza addosso. Mentre l’amore, se è davvero amore, è reciproco, simmetrico. Non viene tradito.
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